I due papi: le differenze tra il film e la storia vera

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Diretto da Fernando Meirelles (autore di City of God), il film di Netflix I due papi immagina una serie di incontri tra Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, ma così facendo la vera storia viene in parte distorta. Fin dal suo annuncio, il film è stato al centro delle attenzioni, in gran parte per via della sua idea originale, del clamore suscitato dagli attori Anthony Hopkins e Jonathan Pryce (entrambi molto somiglianti ai veri Joseph Ratzinger e Jorge Bergoglio) e alle implicazioni contenutistiche di un simile racconto.

Basandosi su una sua opera teatrale, lo sceneggiatore Anthony McCarten ha infatti ipotizzato una serie di conversazioni tra le due figure di spicco della Chiesa cattolica, ciascuna con punti di vista apparentemente opposti sulle necessità e le agende dell’istituzione. Benedetto XVI è un tradizionalista intransigente che viene visto come una reliquia del passato, mentre Papa Francesco, un gesuita che dà la priorità a una vita pacifica di assistenza ai poveri, ed è considerato ciò di cui la Chiesa ha bisogno per rimanere rilevante nel XXI secolo.

È certamente un concetto intrigante, che dà vita anche a interessanti quesiti filosofici che costituiscono la parte più importante del film. I due papi, però, è dunque più una metafora che un biopic, un film che letteralizza i problemi del cattolicesimo nell’era attuale attraverso i due uomini che molti vedono come rappresentanti del cambiamento di paradigma dal vecchio al nuovo. Il grande interrogativo per gli spettatori, tuttavia, è quanto della vera storia dei due papi venga mostrato nel film.

I due Papi film 2019

Gli incontri tra i due papi sono avvenuti davvero?

Queste due figure reali di grande importanza per milioni di cattolici in tutto il mondo sono dunque usate in I due papi più come strumenti metaforici per porre domande filosofiche più importanti sulla Chiesa che altro. Se visto come tale, il film ha molto più senso che se lo si vede come un semplice biopic. Papa Benedetto XVI, ad esempio, non ha mai incontrato il cardinale Bergoglio per discutere del suo ritiro o per incoraggiarlo a proporsi come prossimo candidato al papato. Questo è stato interamente inventato da McCarten.

L’incontro, come mostrato ne I due papi, è anche mostrato come una scusa per Bergoglio per cercare di presentare le sue dimissioni da vescovo, cosa che Benedetto nega ripetutamente. Questo viene rivelato come se Bergoglio volesse allontanarsi dalle sollecitazioni della Chiesa, ma in realtà tutti i vescovi devono farlo. L’articolo 401.1 del Codice di diritto canonico di rito latino afferma che “un vescovo diocesano che abbia compiuto il settantacinquesimo anno di età è invitato a offrire le proprie dimissioni dall’ufficio al Sommo Pontefice, il quale, tenendo conto di tutte le circostanze, provvederà di conseguenza”.

Come ha notato l’American Magazine, è possibile che Papa Benedetto e Bergoglio si siano incontrati in Vaticano, ma non come mostra I due Papi. È infatti più probabile che ciò sia avvenuto quando i vescovi argentini hanno effettuato le loro visite “ad limina”. Si tratta di visite regolari e obbligatorie in Vaticano, in cui i vescovi possono riferire sullo stato delle loro diocesi. Prima delle dimissioni di Benedetto XVI, è dunque improbabile che ci siano stati incontri come quelli mostrati nel film, dove i due uomini passano molto tempo insieme, anche in occasioni informali.

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Il divario tra i due esisteva davvero?

La narrazione generalmente accettata che circonda i papi Benedetto XVI e Francesco è che essi rappresentavano le due parti della Chiesa cattolica: I tradizionalisti e i modernisti. Ratzinger è stato visto come il teologo della vecchia scuola, di stampo fortemente conservatore, che sosteneva il ritorno ai valori fondamentali del cristianesimo nella vita quotidiana, soprattutto di fronte al crescente secolarismo mondiale. Bergoglio, al contrario, è stato visto come l’uomo del popolo, il gesuita che ha rifiutato le ricchezze spesso oscene della Chiesa a favore di una vita semplice e di un approccio più pratico al papato.

Ne I due papi, Benedetto nota spesso come Bergoglio sia in disaccordo con le sue posizioni, sia pubblicamente che privatamente, e si indigna in particolare per il suo stile di vita più sfarzoso. Il mandato di Benedetto come Papa è visto nel film come un periodo di crescente irrilevanza nell’era moderna e intriso di scandali, come lo scandalo delle fughe di notizie in Vaticano, in cui i documenti trapelati hanno esposto la presunta corruzione e le lotte di potere all’interno della Chiesa. Paolo Gabriele, che dal 2007 era il maggiordomo personale del Papa, è stato infine arrestato dalla polizia vaticana e riconosciuto colpevole di furto.

Sebbene i due differiscano su alcune questioni importanti e sull’approccio al papato, le loro differenze sono più radicate nella teologia che nei compiti attivi dell’incarico. Come ha osservato il Catholic Herald, “Papa Francesco non ha inclinazioni teologiche opposte [a quelle di Benedetto], quanto piuttosto uno scarso interesse per la teologia, se non come strumento di politica ecclesiastica”. In breve, I due papi, poiché si concentra più sull’uso di questi uomini come tramite per questioni più grandi che nel raccontare la loro verità, non si preoccupa delle politiche più profonde e intricate del cattolicesimo.

Questo non è certo un male. Trasformare tutto questo in un film sarebbe probabilmente un’insopportabile forzatura e non sarebbe qualcosa che il pubblico in generale è desideroso di vedere. I due papi riflette anche una percezione più ampia della Chiesa: Francesco è generalmente più popolare di Benedetto ed è visto come un passo avanti, indipendentemente dal fatto che lo sia davvero. Tuttavia, le differenze tra i due sono diverse e più complesse rispetto a quelle mostrate nel film.

Anthony Hopkins e Jonathan Pryce in I due Papi
Anthony Hopkins e Jonathan Pryce in I due Papi

La vera storia dietro I due papi

Come già detto, I due papi in genere non si preoccupa di aderire strettamente alla verità, quanto di raccontare una storia di interesse teologico che sia vera nello spirito. Ci comunque momenti reali sparsi per tutto il film. Bergoglio è da sempre un tifoso della squadra di calcio del San Lorenzo, ma non ha mai visto la Germania battere l’Argentina ai Mondiali con Benedetto. Benedetto, invece, ha comunicato per primo la sua decisione di dimettersi al suo segretario personale, mons. Georg Gänswein, a suo fratello, padre Georg Ratzinger, e al cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, e non a Bergoglio, e la decisione sarebbe stata presa interamente da lui.

Un po’ di tempo viene dedicato poi al passato di Bergoglio in Argentina e al suo coinvolgimento durante la Guerra Sporca del Paese, dove fu accusato di non aver fatto abbastanza per opporsi al governo dittatoriale. È interessante notare che viene dedicato molto tempo al passato di Bergoglio e pochissimo a quello di Ratzinger, anche se il suo coinvolgimento nella Gioventù hitleriana viene citato in modo derisorio in un paio di occasioni. La questione delle scarpe di Benedetto è invece diventata uno strano punto di discussione durante il suo papato, che è arrivato a simboleggiare il suo contrasto con lo stile di vita semplice predicato e praticato da Bergoglio.

Come osserva il Catholic Herald: “Benedetto ha indossato le scarpe rosse quasi per ricordare a se stesso l’ufficio in cui era entrato, mentre Papa Francesco ha continuato a indossare le sue vecchie scarpe perché ha un amico in Argentina che ha fatto e riparato le sue scarpe per 40 anni”. Nella misura in cui il contrasto tra le calzature è indicativo di qualcosa, è del modo in cui entrambi gli uomini si sentono a disagio con l’ufficio. Sarebbe interessante analizzare l’effetto che il loro disagio con l’ufficio ha sul loro modo di condurlo”.

Il modo migliore di guardare I due papi potrebbe dunque essere quello di considerarlo come una fantasia che concretizza una serie di discussioni e ipotesi relative a questi temi. Si tratta di un film di idee che presenta un futuro brillante per una delle istituzioni più potenti del pianeta. Ci sono problemi enormi con questo approccio – la Chiesa cattolica non ha esattamente bisogno di una trasformazione cinematografica e certi argomenti non sono adatti a conversazioni esclusivamente astratte – ma così com’è, non è difficile capire perché I due papi abbia conquistato scettici e credenti.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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