Amazzonia 3D presentato il documfilm a Roma

The Space Movies presenta Amazzonia 3D, interamente girato nella foresta coniugando finzione e documentario classico, prodotto dalla Biloba Films, in sala dal 23 marzo, Giornata Mondiale della Foresta.

Come nasce The Space Movies?

The_Space_CinemaGiuseppe Corrado (presidente di The Space Movies ndr): “Con l’avvento del digitale The Space ha cominciato a proporre contenuti alternativi (musica e sport).  Poi ci siamo avvicinati a prodotti di carattere culturale. Siamo ora distributori di questi prodotti anche in sale al di fuori del nostro circuito. Abbiamo offerto un’opportunità anche a piccole case di produzione od opere prime, convinti che il giudizio spetti al pubblico”.

Qual è stata la scena più difficile da girare?

Laurent Baujard (produttore ndr): “Quella col giaguaro, in cui la priorità era garantire la sicurezza dell’equipe e dell’animale. La storia è un mix tra racconto documentaristico e finzione. Abbiamo cercato di non forzare il comportamento animale e non creare situazioni fittizie. Di solito nei documentari si mette il giaguaro in gabbia e si filma ciò che fa. Qui l’equipe si è messa nella gabbia e ha lasciato il giaguaro libero di muoversi.” Riguardo alla scimmietta protagonista: “Il protagonista sono in realtà due esemplari diversi, recuperati da un ente brasiliano, quindi vivevano in cattività, come la scimmia della finzione narrativa”.

Cosa significa combattere per l’Amazzonia?

Isabella Pratesi (di WWF Italia ndr): “Questo film è un tuffo in tutto ciò per cui combattiamo da cinquant’anni. L’Amazzonia non è solo il polmone del pianeta, ma un serbatoio di biodiversità, è fondamentale per mantenere il nostro clima, è la nostra ancora su questo pianeta. Spero che il film serva a ricreare quella connessione tra noi e la natura che troppo spesso si è sbriciolata”.

amazzonia 3DAlessandro Preziosi (voce narrante del film ndr), quale momento ti ha più coinvolto?

Alessandro Preziosi: “Ho partecipato al progetto in qualità di padre e come chi teoricamente tende a proteggere questo mondo, quando poi concretamente, la pratica ce ne tiene un po’ lontani. Perciò, la mia partecipazione è stata molto emotiva. Sicuramente la parte finale è quella che mi ha coinvolto maggiormente”. E aggiunge: “In realtà, avrei voluto doppiare la scimmietta, perché faccio benissimo i versi degli animali. Sono appassionato di animali, anche se odio averli in casa: mi dispiace per loro, con tutto lo spazio che c’è fuori”.

Come mai accennate alla denuncia sulle condizioni della foresta amazzonica solo nel finale?

 L. B.: “Abbiamo preferito coinvolgere i bambini dal punto di vista del sentimento, volevamo innanzitutto sensibilizzarli ad amare la natura e a meravigliarsi di essa. Il regista  (Thierry Ragobert ndr.) ha fatto questa scelta anche per aprire il film a un pubblico più vasto”.

Perché avete scelto il 3D?

L. B.: “Perché volevamo immergere lo spettatore nella foresta amazzonica. Abbiamo pensato che il 3D  fosse la maniera più giusta per dare questa sensazione”.

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