D’Alatri racconta Sul Mare

 

Dopo essere stato portato in tutte le Università italiane dal tour promozionale, ieri “Sul mare” è stato presentato alla stampa presso il Teatro 16 della NUCT, la Nuova Università del Cinema e della Televisione di Cinecittà.

Oltre al regista Alessandro d’Alatri, al cast e alla sceneggiatrice Anna Pavignano ,in sala erano presenti anche Paolo Calabresi e Alessio Gramazio che con la loro Buddy Gang (casa di produzione fondata con altri due soci: Bernardo Barilli e lo stesso D’Alatri) ed insieme alla Warner sono i produttori del film.
A prendere la parola per primo è ovviamente il regista che, pieno di entusiasmo, spiega come il film rappresenti per lui un secondo esordio, una volontà di cambiare e di mettersi in gioco. “Volevo mettermi in gioco e cambiare radicalmente – afferma D’Alatri –  tornare a giocare con nuove dimensioni per fare un cinema che non vive con la sofferenza della paura di sbagliare, una paura che purtroppo mortifica quest’arte e oggi anche il nostro paese”.
E sono state le nuove tecnologie a permettere al cast di sbagliare, ci spiega, infatti, che il film è stato girato interamente con videocamere digitali che dimezzano i tempi di produzione e permettono di girare ore e ore di filmato invece di essere legati alla durata della pellicola. Come dire…una produzione a impatto zero sull’ambiente, con il minimo indispensabile caricato su due furgoncini elettrici…insomma dieci settimane di riprese iniziate il 3 settembre 2009 (terrestri, aeree, marine e subacquee), 24 attori, 103 scene in 28 location e nessun danno ambientale. Nonostante questo però il film è il più costoso della carriera di D’Alatri ma come dice lui stesso: “Questo film è stato il più costoso della mia carriera, ma non parlo in termini economici perchè il capitale più grande era l’entusiasmo e la passione di tutti i miei collaboratori”.
La scelta dei due protagonisti, volti “vergini” per il cinema, è stata fatta di proposito, non solo perchè, secondo il regista, meglio rappresentavano i protagonisti del romanzo della Pavignano ma anche perché non voleva attori 35enni ad impersonare ragazzi di 20 anni senza un minimo di credibilità. D’Alatri: “fa parte del mio percorso scegliere attori non noti per i film, l’ho fatto dal mio primo film con Kim Rossi Stuart e poi con Fabio volo e i Negramaro, ma stavolta era ancora più sentita questa cosa. Quando da spettatore vado al cinema mi colpisce il fatto di non conoscere gli attori che recitano, mi accade soprattutto con i film orientali. E’ in quel momento che il cinema torna magico, torna ad avere quella tridimensionalità e non percepisco più la pesantezza dei curriculum e delle carriere”.
Il varatore di navi, come si definisce lo stesso D’Alatri, lancia quindi nel mondo del cinema due ragazzi, Dario Castiglio e Martina Codecasa, che sperano di diventare i nuovi Kim Rossi Stuart e Sabrina Ferilli. Lei, bella e all’apparenza molto semplice, imbarazzata (dopo le scene di sesso presenti nel film appare strano!) spiega che ha dovuto lavorare un pò per non far risultare il suo personaggio antipatico ma per il resto essendo una ragazza anche lei ventenne ha capito immediatamente le difficoltà, le paure e le ansie della Martina del film. Lo stesso afferma Dario che, più a suo agio, si è appassionato subito al libro e a Salvatore.
Tutto il progetto nasce dal romanzo “In bilico sul mare” di Anna Pavignano che ci confessa, con grande sorpresa, che il libro è nato proprio da un giro in barca presso Ventotene. Afferma infatti che, mentre con la famiglia si godeva il sole e il mare dell’isola su di una barca, chiese al barcaiolo cosa facesse d’inverno per guadagnare i soldi, e lui, molto a disagio, rispose che faceva il muratore in nero…da qui l’idea di raccontare la vita semplice ma intensa delle persone che, per uno strano gioco di parole e colori, vanno incontro alle morti bianche per un lavoro in nero.
Un film quindi che nei propositi della Pavignano e di D’Alatri è sia di intrattenimento e quindi per ragazzi e famiglie, dove si parla dei giovani, dei loro amori e dei loro problemi, ma anche con un contenuto di grande importanza a livello umano, le morti bianche.

 

 

 

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