Daniele Gangemi e il cast racconta il film

 

D:Come è andata la lavorazione e come mai avete deciso di realizzare un’opera prima che non seguisse i canovacci ora di moda nel cinema italiano?

Daniele Gangemi (regista):  L’ho ambientato a Catania perchè è la mia città e dopo tanti anni che ero al nord Italia, mi sono ritrovato per motivi personali nella mia città natale.
A volte la distanza aiuta ad avere una visione di insieme dei luoghi, dei posti e delle persone.

E poi c’è stato l’incontro con Corrado e Regina, non solo come attori ma hanno collaborato anche come sceneggiatori, chiaramente questo è un elemento che mi ha aiutato molto, soprattutto per quanto riguarda i dialoghi, anche perchè scrivere una sceneggiatura da soli è un lavoro molto difficile.

Carla Marcialis (sceneggiatrice): E’ stato molto bello perchè ci siamo trovati molto bene, infatti abbiamo scritto tutto con facilità e scioltezza. In questo modo il film è venuto più ricco, grazie ai vari punti di vista di noi quattro.

Corrado Fortuna (attore): Io e Regina ci siamo trovati a lavorare quando Daniele e Carla avevano già buttato giù il succo del film, abbiamo fatto comunque in modo di metterci dentro ciò che conoscevamo l’uno dell’altra e questo sicuramente ci ha aiutato nei dialoghi.
Il film è stato un po’ un fulmine a ciel sereno, perchè ricordo che la prima volta che mi ha chiamato Daniele dicendomi che avrebbe voluto realizzare questo film, io sinceramente ho pensato che non ci sarebbe mai riuscito, Gianni Amelio dice che “un regista è chi riesce a finire un film”, ed in questo momento riuscire a farlo è difficilissimo, un’impresa titanica e soprattutto in questo senso Daniele è un grande regista secondo me.
Questo film è costato molto molto poco, quasi quanto la paga di un attore italiano mainstream, abbiamo lavorato con una troupe molto giovane, con gente con meno di 30 anni, con persone che si sono sacrificate per 4 settimane giorno e notte.
Di solito chi tenta di fare un’opera prima segue un genere come la commedia, invece Daniele ha fatto un film d’autore, il film che voleva e tra mille difficoltà ci è riuscito.

Domanda: Come avete scelto i gruppi che hanno partecipato alla colonna sonora e cosa si nasconde dietro alla polverina del Blu Cobalto?

Questa domanda sulla polvere è legittima.
A me piacerebbe rispondere dopo che il pubblico avrà visto il film per evitare che lo leggano, chiedo scusa per questo, ma mi piacerebbe poterla affrontare in un secondo momento.
Ci sono dei momenti della vita di una pellicola in cui il regista smette di parlare, perchè se ha bisogno di parlare dopo l’uscita del film c’è probabilmente qualcosa che non funziona.
Per quanto riguarda le musiche del film, la canzone presente nei titoli di coda è dei Negramaro, poi c’è la partecipazione del gruppo “Francois e le coccinelle” una magnifica creatura catanese, purtroppo poco conosciuti a livello nazionale ma splendidi.

Domanda: La polverina magica quale metafora rappresenta?

Daniele Gangemi: L’idea di sceneggiatura era proprio quella di tenere questo dubbio vivo.
Non è una droga chiaramente, per esempio filtro magico non è una definizione sbagliata completamente sbagliata.
Una delle cose che volevo raccontare era l’epilogo di una storia d’amore, quando il protagonista si trova da solo a leccarsi le ferite e cercare di andare avanti.
Dino Malaspina risolve la sua crisi lavorando da Blu Cobalto. Principalmente per due motivi: uno perchè incontra Alessandro Haber che diventa una sorta di guida in un epoca ahimè povera di maestri ed io nella mia formazione l’ho sentita questa mancanza ed il secondo motivo è la possibilità di conoscere tanti clienti, per un attimo entrare in casa loro e conoscere il loro mondo anche per pochi minuti.

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