Federico Zampaglione, alternare cinema e musica “mi tiene vivo”. Intervista al regista di The Well

The well film 2024 Federico Zampaglione

Ospite d’apertura della prima edizione del Fantasticon Film Fest (qui il programma), il nuovo festival dedicato ai film di genere che si svolgerà dal 24 al 26 novembre presso l’auditorium di Fiera Milano Rho nell’ambito di Milan Games Week & Cartoomics 2023 (MGW CMX 2023), Federico Zampaglione, regista e nome storico dei Tiromancino, presenta The Well, il suo ultimo film che segna il ritorno alla regia dopo Morrison. Lo abbiamo raggiunto al telefono per farci raccontare il suo nuovo progetto, che già da qualche tempo circola nella filiera del Festival.

 

Intervista a Federico Zampaglione

Dopo la parentesi di Morrison, torna al genere, cosa c’è di confortante nello spaventare le persone?

Quando riesci a spaventare il pubblico, gli regali un’emozione forte. Io sono sempre stato un fan delle emozioni forti, sia nella musica che nel cinema, mi piace colpire.

Da dove nascono le principali suggestioni che hanno portato alla realizzazione di The Well?

Tutto nasce da una conversazione con mia moglie: le chiesi quale fosse la cosa che più la spaventava, e lei mi rispose “il pozzo”. E in effetti è un posto abbastanza tetro, non si sa mai cosa ci sia nel fondo. Da questo spunto, dopo tanto tempo, ho elaborato questa storia che ha impiegato molto tempo per diventare poi un film, sia il processo di scrittura che quello di realizzazione sono stati impegnativi.

The Well è stato definito “un horror gotico dal sorprendente gusto moderno”. Come si coniugano i linguaggi classici, quello dell’horror gotico in particolare, con il gusto di un artista che è inserito nella sua contemporaneità?

La modernità viene conferita dal taglio, dalla scrittura, dalla recitazione, dalle scelte registiche. Un film gotico negli anni ’60 aveva un determinato tipo di approccio, adesso si genera un aggiornamento di quegli elementi perché si adottano attraverso degli strumenti e una sensibilità contemporanea.

Il film ha già avuto una vita festivaliera e la presenza alla prima edizione del Fantasticon si inserisce in questo percorso. Cosa c’è di particolare o interessante, se c’è, nell’accompagnare i propri film nel circuito dei festival?

Da una parte c’è grande entusiasmo perché si mostra un lavoro che in genere si impiega sempre tanto tempo per realizzare. D’altra parte c’è anche una certa ansia perché dopo aver lavorato su un prodotto a lungo e al meglio, quel lavoro verrà sottoposto al giudizio degli altri. Quindi c’è una piccola componente di timore rispetto all’accoglienza che verrà riservata al film. Poi i festival sono un contesto in cui si ricevono giudizi spesso severi, quindi si corre il rischio di bruciare il film con un passaparola non proprio favorevole. Per adesso, The Well sta piacendo molto, e quindi vedendo che il pubblico era contento e i commenti positivi, abbiamo cominciato a goderci questa reazione, mettendo un po’ da parte l’ansia.

L’anima musicale e cinematografica si intrecciano nella sua carriera artistica ormai da molti anni, c’è un’espressione, tra le due, in cui Federico Zampaglione si sente maggiormente se stesso?

Sono due approcci molto diversi, lavorare in studio o sul set comporta due stili di vita completamente diversi. La regia è un lavoro molto mentale, devi tenere a mente centinaia di cose, la testa è continuamente connessa con la miriade di cose a cui pensare. Se un regista non ha le idee chiare, comunica confusione alla troupe e tutta la produzione diventa un disastro, bisogna quindi trovare il modo di tenere tutto sotto controllo. La musica ti lascia più libero, non hai a che fare con 50 persone che non hai mai incontrato in vita tua ma che devi gestire, sul set. Quando fai un disco o un tour stai sempre con le stesse persone, che sono molte meno, in studio magari, oppure sul palco, dove arrivi e trovi tutto già sistemato. Quindi sono due esperienze diverse che mi mettono entrambe alla prova. La cosa che mi piace di più è che si possono alternare e, appena sento odore di routine, mi piace spezzarla, passando da una parte all’altra. Questo mi tiene vivo e mi impedisce di impigrirmi, continuo a imparare e a mettermi in gioco, è come se tornassi sempre in un posto, e quando torni da qualche parte vuoi tornare bene.

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