Festa di Roma 2016, Bernardo Bertolucci: “Al cinema sono un voyeur senza freni”

Bernardo Bertolucci

Era uno degli incontri più attesi qui alla Festa del Cinema di Roma 2016 e Bernardo Bertolucci non ha deluso le aspettative regalando un’ora e mezza di racconti, dietro le quinte inediti e ricordi legati al suo cinema e ai suoi protagonisti. Regista di culto, sognatore, premiato più volte anche dalla Academy ha dato vita a capolavori come Novecento, Ultimo Tango a Parigi e L’Ultimo imperatore e a 76 anni, costretto su una sedia a rotelle non vuole smettere di lavorare ma soprattutto imparare.

 

L’incontro è iniziato con una standing ovation spontanea all’entrata del regista in sala, che visibilmente emozionato ha preso parola e ha iniziato la conversazione con Antonio Monda.

“Gli anni ’60 erano anni di grande passione e il mondo ha dovuto accettare un nuovo modo di fare cinema” inizia così Bertolucci, ricordando gli anni in cui la sua carriera ha preso il via, “Io stesso avevo un grande amore per Godard, quasi aggressivo. Avrei picchiato chi mi diceva che non gli piacevano le sue opere.”

Come di consueto negli Incontri Ravvicinati ideati dal direttore della Festa vengono mostrate al pubblico clip che raccontano la carriera dell’ospite in sala per poi raccontare qualcosa a riguardo: con il maestro Bernardo Bertolucci l’incontro sarebbe potuto durare anche fino alla sera tardi. Un infinita fonte di storie appassionanti e curiose, raccontate con occhi sognanti, che hanno fatto la gioia di tutti i cinefili in sala, lasciandoli decisamente arricchiti.

Non si poteva che iniziare con una clip tratta dal film “Il conformista” del 1970 tratto dal romanzo di Moravia dove Bernardo Bertolucci si lascia andare ad una delle affermazioni più forti dell’incontro: “Chi ama la macchina da presa, non tutti ma i registi a cui mi sento più vicino, sono in realtà voyeur. Dico voyeur senza giudizio o condanna, perché quando metto l’occhio sul buco della cinepresa è un po’ come mettere l’occhio sul buco della serratura. Nella vita sono meno voyeur, ma al cinema sono senza freni.” 

bernardo bertolucci

“Ultimo Tango a Parigi” del 1972 con Marlon Brando fu una delle pellicole più acclamate di Bernardo Bertolucci anche perché creò molto scandalo e fu oggetto di censura e il regista così ricorda l’origine dell’idea: “Un mio amico distributore di New York mi chiese se mi poteva produrre un film e dopo averci pensato un po’ gli scrissi una paginetta e gliela inviai. Era la storia di un uomo e una donna che si incontravano in un appartamento vuoto solo per fare l’amore. Però non sapevano come si chiamavano e non volevano sapere chi fossero, era un modo per staccarsi dalla loro identità sociale diciamo. Da questa idea mi è venuta la storia di Ultimo Tango, un film non molto facile da produrre ma dopo un po’ di tentativi ci riuscimmo.”

“Prima di iniziare a girare ci fu la prima grande mostra di Francis Bacon a Parigi e io ci portai Brando, Scarfiotti che era lo scenografo, Gitt Magrini la costumista, Vittorio Storaro con cui ero al terzo film e tutti capirono che cosa volevano dire i primi piani.” continua Bertolucci ricordando la lavorazione , “Dissi a Marlon ‘Questi ritratti di Bacon che sono così disperati e in qualche modo feroci, io vorrei che i tuoi primi piani avessero questo tipo di immediatezza e forza’. Lui rimase molto impressionato, non sapeva nemmeno chi fosse Bacon ma poi nel film penso sia riuscito ad arrivare al massimo di questo.”

A seguire sono state presentate le clip del film che gli valse l’Oscar per miglior regia e miglior sceneggiatura originale, “L’ultimo imperatore”, girato in Cina , un paese non così lontano secondo lui visto che il giallo imperiale “è uguale al giallo di Parma”, la sua città. Riguardo questo film così scenograficamente imponente ha voluto fare una riflessione sull’uso del digitale. Sarebbe stato meglio girarlo in digitale? “Non penso, il digitale è troppo definito, non c’è molto fuori fuoco (che invece c’è sempre su pellicola), lo trovo troppo ingessato” risponde il regista, “ Il mio ultimo film di 4 anni fa, ‘Io e te’ l’ho fatto su pellicola ma se ne dovessi farne uno ora lo farei in digitale, per esplorare questo mondo. Tanto abbiamo tempo, possiamo fare tutto.”

Oltre alla clip del film del 2012 ‘Io e Te’ è stato scelto anche ‘Il Tè nel deserto’ e il cult ‘Novecento’, uno dei film a cui è più legato sia perché è stato girato nelle sue terre ma anche perché è un omaggio al padre.

Ha concluso l’incontro un film scelto dal regista, un vero e proprio gioiellino, ‘Le Plaisir‘ di Max Ophulus del 1952, film in tre parti. “Dopo la visione del primo episodio mi venne la febbre e così successe anche con il secondo. Avevo quasi paura a vedere il terzo!” ha raccontato il regista, lasciandoci con una testimonianza che ci ha fatto capire la misura in cui lui ama il cinema, una passione che lo porta a stare anche male. Un esempio e un incontro che difficilmente scorderemo.

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