Festa di Roma 2015: Gianni Amelio presenta Registro di Classe

L’acclamato regista Gianni Amelio è arrivato alla Festa del Cinema di Roma 2015 per presentare il suo ultimo lavoro: non un film bensì un documentario creato insieme alla collaboratrice Cecilia Pagliarani.

 

Registro di classe in realtà nasce da un progetto mancato” confessa Amelio, “Sono anni che tento di fare un film sulla figura di una maestra nel dopoguerra ispirandomi a vicende della mia famiglia. Mia zia era una maestra della scuola serale e faceva 8 chilometri a piedi tutti i giorni per raggiungere la scuola. Era il racconto di una ragazza che esce dalle magistrali e finisce in un paese lontano e sconosciuto ad insegnare in una scuola un po’ particolare: non ci sono bambini, ma solo uomini dai 21 ai 100 anni. Si pensava che alle donne non servisse la scuola ma a gli uomini si: in classe erano in 350! Ma non mi hanno mai permesso di farlo.”

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Questo non è il primo documentario per Amelio, che è però più conosciuto per i suoi successi cinematografici come Porte Aperte e Così Ridevano, “Io questo però non lo chiamo documentario ma ‘Film d’archivio’. Andai da Ceccato e gli chiesi: Ti andrebbe di finanziarmi una ricerca nelle teche dell’Istituto Luce? Quindi per espresso volere della produzione abbiamo lavorato su immagini di repertorio e cose già esistenti. Il nostro lavoro è stato proprio quello di scovare tra questi tesori, io così loti chiamo, le cose che andavano raccontate. Da subito però ci siamo accorti che il materiale era troppo e l’arco di tempo che volevamo comprare troppo esteso, così abbiamo deciso di dividerlo in due: Libro Primo e Libro Secondo. Avremmo potuto chiamarle Parte Prima e Parte Seconda ma ci piaceva Libro perché stavamo parlando di scuola! Posso dirvi che stiamo già lavorando al secondo film e lo finiremo per il 30 Novembre.”

Infine Amelio ci racconta la sua scena preferita di Registro di Classe e lancia una proposta: “Il nostro momento preferito è stato quello della bambina Caloggera, siciliana di 9 anni, che a quell’età aveva ripetuto la prima per più di tre volte: lì si capisce che non era la classica bambina svogliata,come quelle di oggi che pensano solo a chattare, ma una bambina a cui era stato impedito il piacere della scuola. Io non voglio sentire parlare ‘Scuola dell’Obbligo” perché obbligo suona come una cosa punitiva. Vorrei sentire dire Scuola di Diritto, perché è un diritto poter studiare, un dono per la società.

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