Festival di Roma 2014: Largo Baracche conferenza stampa con Gaetano di Vaio

03_Largo Baracche - Da Six Carmine Monaco e Gianni Savio

 

Quest’oggi al Festival Internazionale del film di Roma 2014 per la sezione Prospettive Italia, si è tenuta la conferenza stampa di Largo Baracche l’ultimo film di Gaetano di Vaio. Presso la sala Petrassi oltre al regista era presente il cast composto Carmine Monaco, Gianluca Curti e Giovanni Savio, il produttore Fabio Venditti e Toni D’Angelo l’autore del corto Ore 12 che ha ispirato il film.

07_Largo Baracche - Quartieri Spagnoli dall'altoQuesto film mostra per la prima volta una prospettiva sul futuro dei giovani di quartieri, sembra dire di rimboccarsi le maniche e di non creare alibi per il futuro. È un discorso che hai fatto anche tu stesso?
Gaetano di Vaio
: Ogni strumento è fondamentale, il cinema e l’arte in particolare, ha quegli elementi in più per permettere agli individui di operare anche su una presa di coscienza ma non è il cinema che salva, ma esistono le persone che ad un certo punto capiscono che si possono salvare da soli ed in seguito cercano gli strumenti. Nel mio caso sicuramente, il cinema è stato uno strumento, però onestamente se non mi salvavo io non lo faceva nessuno, quindi se è valso per me potrebbe valere anche per gli altri.
Dietro Largo Baracche c’è un progetto più ampio chiamato Socialmente Pericolosi, io avendo lavorato fino a quel momento solo su Scampia dove poi è nato il laboratorio che ha permesso a Toni D’angelo di realizzare il corto Ore 12 (presente al Festival di Roma n.d.r.), c’era già un percorso più lungo con determinati ragazzi che già sapevano di quello di cui stavamo parlando. Con Largo Baracche ho colto quel momento e i ragazzi dicevano sempre questa frase che mi faceva incazzare ed entrare in conflitto con loro “Tu ci salvi a noi” è stato difficile dire “nessuno ti salva se non ti rimbocchi tu le maniche”, io alla fine non sono nessuno, non ho il potere di salvarli, sono una persona che ha degli strumenti ma se i ragazzi non erano in grado di recepire quello che avevo da offrire, potevo stare anche dieci anni sullo stesso argomento ma loro sarebbero stati sempre gli stessi. Il punto è che i ragazzi hanno capito questo concetto, l’idea del salvatore non rovina Napoli, rovina L’Italia. Aspettare i vari Renzi, Prodi e Berlusconi non serve, il popolo deve reagire.

06_Largo Baracche - Mariano Di GiovanniLa lingua è molto importante nel tuo cinema, si parla in un altro modo che ha diverse sfumature che non si aggrappano a determinate logiche cinematografiche, ma è un lavoro sul campo che sfonda dall’interno. Come sei riuscito in tutto ciò?
G.V.:
In questi anni mi sono conquistato degli spazi e ritengo che sia giusto utilizzarli non solo per se stessi anche perché io nel momento in cui uso questi strumenti, rilancio e contro rilancio e quindi già c’è un ritorno. Infondo è un dare e avere, un prendere e un restituire, la mia produzione e la mia realtà ha certamente una componente politica, vuole trattare determinate cose e ovviamente da soli non andiamo da nessuna parte, il nostro grido arriva piano piano, anche a quelle istituzionali in maniera tale che il nostro scopo sia fattibile. Tutto ciò esige tutto il nostro impegno, è una battaglia quella che facciamo. La mia collaborazione con Rai Cinema ha pian piano fatto capire che c’era la voglia, la volontà di raccontare un altro punto di vista che non è per niente la verità assoluta ma semplicemente qualcosa di interno che prova a venire fuori e questo lo stiamo facendo un po’ alla volta, si sta allagando anche la rete di rapporti per permettere ad una Napoli “sotto proletaria” di potersi esprimere, di non essere sempre e solo precaria di qualcuno, anche molto bravo, che riprende e racconta. Noi siamo un gruppo di persone che di volta in volta cerca di fare delle cose, ma con il concetto di “insieme”. Ci sono queste Napoli che purtroppo non si incontrano mai, in questo caso specifico tentiamo di farlo, lo strumento arte sicuramente favorisce questo aspetto.

Toni il tuo documentario, Ore 12 è un film viscerale che trasuda voglia di cinema e di divertimento
Toni D’Angelo: Si hai toccato il punto che preferisco di più del cinema, non ho paura di divertirmi, di cercare l’autorialità nel genere e di cercare di poter arrivare a tutti attraverso il cinema, cercando di dire qualcosa di importante che sia fruibile a tutti. Con questo cortometraggio Gaetano mi ha dato la possibilità di raccontare attraverso un genere, che guarda un po’ al cinema di Hong Gong, i luoghi cosiddetti “a rischio” dove l’amore è più forte della violenza e della camorra o quanto meno l’amore ci può far sperare di distruggere la camorra.

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