Lo Sconosciuto del Lago conferenza stampa

lo sconosciuto del lago foto Dopo lo scandalo suscitato al festival di Cannes dal film che si annuncia il caso cinematografico dell’anno, arriva nelle sale italiane Lo sconosciuto del lago, scritto e diretto dal regista francese Alain Guiraudie. Si tratta di un noir ambientato sulla riva assolata di un lago, dove una comunità gay si reca d’estate in cerca di incontri e di sesso occasionale. Una routine che sarà improvvisamente turbata da un tragico evento che, tuttavia, non priverà i protagonisti della forza del desiderio.

 

A presentarlo e raccontarlo è il regista stesso, presso il Cinema Eden romano.

– Un film di questo tipo non potrà che sollevare diverse polemiche, soprattutto in un Paese come il nostro. Si è posto questo problema durante la realizzazione e come pensa di affrontare le critiche?

Durante la realizzazione non ho pensato a cosa sarebbe successo dopo sul piano della censura. In Francia il film è vietato ai minori di 16 anni perché per il divieto ai 18 è necessario che siano presenti delle scene di sesso strettamente correlate alla violenza: cosa che qui, evidentemente non c’è […] Le scene più problematiche da un punto di vista erotico sono soltanto due: quella della eiaculazione e della fellazio. Se sono state fatte è perché avevano un senso all’interno del film; se la censura operasse su di esse a perderne sarebbe il film stesso.

Non crede con questo film di aver offerto una rappresentazione negativa dell’omosessualità identica a quella che vigeva negli anni ’80, in cui essere gay è sinonimo di promisquità, instabilità emotiva, immaturità, depravazione e morte?

lo sconosciuto del lagoDovremmo aver superato questo genere di preoccupazione; io mi sento a mio agio con la rappresentazione che ho dato perché è realistica nella misura in cui lo può essere un contesto specifico e una specifica situazione. Non sono io che devo spiegare agli spettatori che queste cose esistono, perché esistono e basta. Non credo che il regista di un film sulla sessualità etero si ponga questi problemi e non vedo perché dovrei pormeli io. Ho semplicemente raccontato un esempio di comunità, non l’omosessualità in toto.  Anche perché questo è un film sul tema del desiderio e su quanto siamo disposti a fare per soddisfarlo. mi preme sottolineare che Frank va lì per «rimorchiare» ma manifesta ugualmente il desiderio di uscire da quel mondo, di cercare degli affetti veri; così come anche il tema dell’amicizia è fondamentale in questo film.

– Può dirci qualcosa sul lavoro sul suono che nel film appare molto accurato?

Avevo voglia di qualcosa di primitivo ma al tempo stesso volevo rievocare la civiltà sul piano sonoro: il rumore degli elicotteri e delle macchine; e, se avessimo girato in un periodo diverso, avremmo potuto registrare anche la presenza delle famiglie in villeggiatura sull’altra riva del lago. Volevo che il film trasmettesse una carica sensuale e la luce, come il suono, si muove in questa direzione. La luce calda del giorno oppure l’assenza di luce nella notte; il rumore degli alberi, dell’acqua e del vento fra le foglie: sono tutti elementi su cui si è lavorato a lungo in fase di postproduzione.

– E’ di certo un film difficile da interpretare. Come ha scelto il cast?

John Ford diceva che l’80 % della regia è fatto dal casting e anch’io credo sia così. Vedo sempre moltissimi attori prima di scegliere anche perché in fase di scrittura è raro che abbia già in mente chi dovrà interpretare quel personaggio. In questo caso la cosa più importante era che emergesse la coppia Frank – Michel  che ho individuato abbastanza rapidamente. Con i due attori ho discusso e dialogato molto data la complessità di alcune scene: a volte anche attraverso dei disegni che descrivevano in dettaglio le posizioni da adottare durante il rapporto. Era necessario che fosse tutto chiaro in partenza. Nonostante ciò non nascondo che avevo un pò di timore prima di girare alcune scene. Per quanto riguarda invece le scene accennate sopra sono state usate delle controfigure.

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