Pavarotti film

Pavarotti è il secondo documentario che il regista premio Oscar Ron Howard dedica a grandi miti della musica. Nel 2016 era toccato ai Beatles, con The Beatles: Eight Days a Week – The Touring Years, mentre viene ora presentato alla quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma il film sulla vita del celebre tenore italiano.

 

Giunto a Roma per presentare il film, Howard apre la conferenza stampa raccontando proprio di come nasce l’idea di dedicare un documentario proprio a Luciano Pavarotti. “Dopo il documentario sui Beatles, io e il produttore Brian Grazer volevamo realizzare un nuovo progetto di questo tipo. – afferma Ron HowardLa scelta è ricaduta su Pavarotti, perché è una delle personalità più straordinarie degli ultimi decenni, ma per quanto sia noto in tutto il mondo, non tutti sono a conoscenza di molti aspetti della sua vita privata e artistica, di come ha iniziato, delle gioie, dei dolori. La sua intera vita è stata come un’opera lirica, ricca di passioni e drammi, e da un certo punto di vista ciò che cantava sembrava sempre essere adeguato a quanto accadeva nella sua vita privata.”

“Lavorare ad un progetto simile è una sfida immane. – prosegue il regista – C’è stato un team di collaboratori che ha speso più di un anno a raccogliere, revisionare e classificare tutto il materiale. Parliamo di migliaia di foto, interviste, filmati di repertorio, testimonianze. Il mio obiettivo tuttavia era riuscire a consegnare un ritratto dell’uomo dietro il cantante, raccontarlo nei suoi giorni migliori e in quelli in cui è stato più vulnerabile. La selezione dei materiali si è dunque orientata in quella direzione.”

Tra i temi centrali del film vi è quello della famiglia, grande e insostituibile valore nella vita di Pavarotti, che nel film appare ricorrente attraverso interviste alle due mogli e alle tre figlie. “La storia della famiglia è la chiave del film, quella con cui è possibile identificarsi di più. Questa gli ha dato tutto, e lui si è sempre speso molto per i suoi cari. Era un uomo generoso, ma portava negli occhi anche il dolore per la convinzione di non essere stato il padre che avrebbe voluto essere. Credo che da simili sofferenze possa nascere la vera arte, e Pavarotti ne è un esempio perfetto.”  

Il documentario di Howard persegue inoltre nell’intento sempre rincorso da Pavarotti, ovvero quello di portare l’opera alla massa. Stando alle parole del regista, infatti, “il desiderio era realizzare un film che potesse arrivare a tutti. Non solo agli amanti dell’opera, ma anche a chi desidera approcciarsi per la prima volta a Pavarotti e alla sua musica.”

Per concludere l’incontro, Howard ripercorre brevemente la sua fortunata carriera, iniziata come attore e proseguita poi come regista di successo. “Quando decisi di passare dietro la macchina da presa, sapevo di non volermi specializzare in un genere e rimanere ancorato a questo. Desideravo provare un po’ di tutto, e ho avuto l’opportunità di farlo. La mia è stata una crescita creativa, e ho sempre cercato di fare affinché fosse tale. Oggi esistono tecnologie che rendono il cinema estremamente entusiasmante. Ci sono costantemente cose nuove da provare e sperimentare ed è ciò che voglio fare, grato per l’esperienza fatta fino ad oggi e con ancora la forza e la curiosità di scoprire cosa ci sarà dopo. I miei figli sono grandi e autonomi ormai, non ho hobby, e l’unica cosa che voglio fare è passare del tempo con la mia famiglia e lavorare a nuovi progetti già in cantiere. Tutto qui.

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