Venezia 73: Natalie Portman racconta la sua Jackie

Grande protagonista del giro di boa di questo Venezia 73, arriva al Lido Natalie Portman per presentare Jackie, primo film americano del regista cileno Pablo Larraín.

 

L’attrice premio Oscar per Il Cigno Nero, accompagnata dallo stesso Larraín, ha così spiegato il suo approccio con questa iconica figura femminile: “Jackie era una donna dalle infinite sfumature. Da attrice, la cosa più difficile è stato cogliere le numerose piccole differenze che c’erano tra la sua immagine pubblica e la sua immagine privata”.

Pablo Larraín ha aggiunto: “Jackie era una donna molto misteriosa. Probabilmente la più sconosciuta delle persone conosciute della storia. Abbiamo lavorato a lungo con Natalie su un aspetto in particolare, che è poi essenzialmente il cuore del film: una persona che si trova in un momento di profonda crisi e come decide di affrontarlo”.

Venezia 73: Jackie recensione del film di Pablo Larraín con Natalie Portman

Mettendo in relazione Jackie con la sua penultima opera (un altro biopic, Neruda), Larraín ha specificato: “Non credo di aver utilizzato due stili differenti. Credo di aver utilizzato lo stile più funzionale alla storia. Ho girato quel film e Jackie nel modo che più ritenevo giusto. Sono due film completamente diversi. Il mio intento con Jackie era quello di ricreare una sorta di illusione, un’illusione che potesse racchiudere al suo interno bellezza e dolore. Inoltre, volevo catturare il lato più umano di questa figura così tormentata. Non è un biopic, è più un approccio affascinante su questo bellissimo personaggio”. 

Tornando a parlare del ruolo, la Portman ha dichiarato: “Credo che Jackie sia stato il personaggio più pericoloso che io abbia mai interpretato. Tutti l’America la conosceva. Tutti avevano un’idea di lei. Cadere nell’imitazione era una tentazione costante. Fortunatamente però non ho mai dovuto prendere come riferimento le attrici del passato che l’avevano intepretata. Ci sono talmente tanti materiali su Jackie Kennedy che non ne ho avuto bisogno. Sapevo perfettamente da quali fonti attingere”.

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