Il regista Matt Ross e Viggo Mortensen con Captain Fantastic affrontano insieme e con grade complicità un avventura filmica di rara sensibilità, che ruota intorno all’importanza e alla responsabilità di essere genitori. Li abbiamo incontrati alla Festa del Cinema di Roma, dove con grande entusiasmo e disponibilità ci hanno raccontano qualcosa del loro viaggio.

 

Ross afferma di non concentrarsi mai durante la fase di scrittura sull’idea di un attore in particolare, per evitare poi di essere troppo legato a quell’immagine, ma al momento della scelta del protagonista Viggo Mortensen era per lui l’attore ideale, la prima scelta possibile e per grande fortuna lui ha voluto subito interpretare il film, dimostrandosi entusiasta e condividendo molti dei suoi punti di vista e delle sue posizioni fondamentali per la costruzione della narrazione.

Insieme a lui ha voluto costruire e approfondire il carattere del personaggio di Ben che aveva creato sulla carta, basandosi sulla componente etica e morale di Mortensen e sulla sua personale esperienza di genitore. E l’attore ammette che il personaggio gli somiglia molto, che ha cercato in tutto di mettere la sua esperienza personale, il rapporto che ha avuto con suo figlio, cercando di moltiplicarlo poi sul grande numero di figli che Ben ha nella storia raccontata nel film.

Mortensen è convinto che la cosa fondamentale dell’essere genitori é ascoltare e capire, avere molta pazienza, un’infinita pazienza. L’errore più grande per lui consiste nell’essere troppo estremisti, sia nell’essere troppo permissivi o anche nel negare ogni cosa; bisogna sempre far capire con grande chiarezza quello che è giusto e gli errori, cercando di capire insieme ai propri figli con slancio costruttivo, senza barriere o limiti mentali. Sostiene fermamente che è molto meglio sbagliare, fare tanti errori e capire insieme ai propri figli dove si è sbagliato, piuttosto che essere codardi e non fare nulla, per paura di sbagliare.

Essere padre è una sfida continua. Bisogna avere l’umiltà di capire che essere un genitore molte volte va a seconda dell’umore, delle giornate, che questo non può influire sull’educazione del proprio figlio, rischiando di minare un rapporto fondamentale. Mortensen è anche sicuro che non va bene essere troppo amici dei figli, o meglio giocare a fare gli amici, un figlio deve sempre riconoscere e poter contare sulla figura del padre, senza fraintendimenti e confusioni.

captain-fantastic-fotoRoss afferma che il punto centrale della storia che ha voluto raccontare è stato il mettere in discussione il concetto di genitorialità. Il suo metodo di lavoro è molto simile a quello di un matematico. Quindi, partendo da enunciati e regole precise che vengono messe in discussione, riesce poi ad arrivare a dimostrare delle teorie. La moralità ad esempio ha una sua complessità, viene messa in discussione nella sequenza del furto al supermercato, dove emerge improvvisamente un personaggio imperfetto, che fa vacillare i valori che cerca di trasmettere con tanto rigore ai propri figli, ma che facendo questo, in un certo senso li rafforza.

Lavorare con attori così giovani non è stato facile, anche se, sia Ross che Viggo Mortensen, rivelano essere stata un’avventura incredibilmente meravigliosa. Il film è stato diviso in blocchi, ognuno dei quali girato cronologicamente, scena dopo scena, in modo da non creare spaesamento ai bambini e facendogli sempre capire esattamente cosa stava succedendo e cosa stavano raccontando. Per i tanti argomenti delicati e a volte scabrosi Ross si è sempre confrontato e interfacciato prima con i genitori dei piccoli attori, in modo che potessero essere loro stessi a spiegare nel modo che ritenevano più giusto. Questo ha influito sul lavoro di casting, non limitandosi a scegliere dei bambini giusti per il ruolo, ma cercando anche dei genitori in grado si accompagnarli e sostenerli con sensibilità e intelligenza, senza buttarli allo sbaraglio, in pasto alla macchina da presa.

Il lavoro di preparazione è stato molto lungo e faticoso, visto che nel film ci sono tante scene che richiedono una notevole preparazione fisica, come caccia, arrampicata su roccia, escursioni in condizioni climatiche avverse, combattimento corpo a corpo. Così sono state organizzate molte settimane di addestramento, alle quali hanno preso parte sia i bambini, che i ragazzi e anche Viggo Mortensen. Questo a permesso di creare un unione e uno spirito di squadra che li ha uniti e resi credibili come una vera famiglia, sia nel momento del gioco che nelle inevitabili difficoltà.

Infine Mortensen ha raccontato come il tanto viaggiare sia per lui una cosa fondamentale come uomo e come confluisca positivamente nel suo lavoro di attore. Dice che il non essere legato saldamente e ostinatamente a un luogo specifico lo faccia sentire un essere umano, anche se naturalmente riconosce il valore delle sue origini, di cui è fiero, e dei luoghi importanti nella sua vita. È orgoglioso quando avverte la sensazione di sentirsi a casa in luoghi diversi e lontani. Viaggiare è la migliore arma contro le guerre e l’idiozia, vedere aiuta a capire, a comprendere, è l’arma migliore contro l’ottusità.

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