Adorabili Amiche: recensione del film di Benoît Pétré

Adorabili Amiche

In Adorabili Amiche Gabrielle (Caroline Cellier), Nelly (Jane Birkin) e Chantal (Catherine Jacob) sono tre donne che hanno ormai superato la cinquantina e che guardano con nostalgia al passato e con amarezza al presente. L’invito al matrimonio di Philippe, play boy che in gioventù (e non solo) aveva catturato l’amore delle protagoniste, le spinge però a mettersi in viaggio verso il luogo della cerimonia e proprio questo mini viaggio sarà la chiave che consentirà loro di riprendere in mano le sorti delle loro vite.

 

Adorabili Amiche, un road movie alla francese che si ispira, ma restandone molto molto lontano, a Thelma e Louise, prende in carico alcune problematiche comuni delle donne di mezza età, ma ha il pregio e il difetto di bloccarsi sostanzialmente su una: il sesso. Infatti, anche se si può dare atto al regista di avere portato sullo schermo un argomento poco trattato, cioè la vita (o non-vita) sessuale di donne di una certa età, non si può certo apprezzare il modo in cui questo tema viene presentato. Gabrielle, Nelly e Chantal, infatti, si approcciano al sesso in modo quasi caricaturale (chi troppo e chi niente) e il film sembra un inanellarsi di stereotipi e di luoghi comuni.

Ad alcune battute ben riuscite -perché, bisogna dirlo, a tratti è molto divertente- si alternano discorsi triti e ritriti resi ancora più pesanti da un pessimo doppiaggio. Benoît Pétré, regista alla sua prima prova nel lungometraggio, confeziona una commediola, a tratti noiosa, che sembra non arrivare mai al punto e che nel finale tocca l’apice quando mostra il cambiamento radicale nella vita di Chantal: la partecipazione ad un reality show!

Inoltre, la scelta un po’ piatta di affidare ogni idea, sentimento o intenzione quasi unicamente ai dialoghi, fa di Adorabili Amiche un prodotto pericolosamente somigliante ad una soap-opera. Unici elementi positivi, oltre alla recitazione delle tre protagoniste, sono alcune trovate che rendono bene le buone intenzioni del regista, come i titoli di testa nascosti nella scenografia, il pianosequenza dei primi minuti e le mini citazioni di altri film del genere (Thelma e Louise, ma anche La cosa più dolce) rese in chiave ironica e adattate al tono leggero della commedia.

Anche la colonna sonora firmata da Keren Ann non è niente male, ma forse perché, spesso, quando c’è la musica non ci sono dialoghi… Peccato che alle buone intenzioni non sempre corrispondano buoni risultati. Buono per la televisione ma è il tipico filmetto leggero che, probabilmente, non vale la pena di vedere al cinema.

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