All is Lost recensione del film con Robert Redford

photodazastills_2719.CR2Un uomo è in viaggio da solo nell’oceano indiano quando viene colpito prima da un container e poi da alcune tempeste che lo costringeranno a lasciare la sua imbarcazione e tentare la sopravvivenza in mare aperto su un gommone con quantità minime di cibo e acqua potabile. La sua tenacia e i pochi strumenti di navigazione rimasti lo aiuteranno a incrociare navi e mercantili su una rotta commerciale, ma il suo piccolo gommone pare invisibile nell’immensità dell’oceano…

 

All is Lost recensione posterAll is Lost di J.C. Chandor (autore di Margin Call, ottimo film sulla crisi economica) è una pellicola  silenziosa, non muta, che continua una serie di survival movie basati sull’uomo contro l’acqua di cui l’ultimo esempio è Vita di Pi di Ang Lee (ma potremmo ricordare anche Cast Away di Robert Zemeckis e Sanctum di Alister  Grierson).

Ci sono momenti tesi, importanti, e altri ripetitivi e inutili soprattutto nella parte iniziale, ma Chandor riesce comunque a tenere in mano il film per buona parte della sua durata grazie a una regia sicura e ad alcune scelte di posizionamento della cinepresa decisamente efficaci.

Il regista infatti riprende molte immagini suggestive che coinvolgono gli elementi circostanti il protagonista: dalle nubi all’acqua, dal sole alla luna fino alle sinuose danze dei pesci sottostanti, la natura alimenta di continuo il motore del film e la sua brutale bellezza è sottolineata da una fotografia estremamente pulita di Peter Zuccarini e Frank DeMarco.

Il finale toglie qualcosa al film che, per come era stato costruito fino a quel momento, meritava una conclusione diversa, mentre quella proposta sullo schermo pare una stonatura abbastanza importante.

Robert Redford, è bravo nell’interpretare un uomo senza nome e senza passato e tiene in piedi un film che con un interprete poco carismatico avrebbe annoiato buona parte del pubblico; la sua fisicità riempie lo schermo e le espressioni che disegna con i soli occhi fanno il resto.

Nonostante una parte iniziale fiacca e un finale penalizzante, All is Lost è un film da vedere se non altro per le bellezze naturali, l’interpretazione del suo divo e una regia capace di cogliere il meglio da ogni situazione.

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