Educazione Siberiana: recensione del film

Educazione Siberiana

Gabriele Salvatores torna al cinema con Educazione Siberiana,  una storia di formazione, cambiamento e transizione. Un conflitto tra vecchio e nuovo, volontà di restare contro volontà di andare, una storia che nasconde tutta la sua potenza nell’universalità che racconta e che restituisce con grande efficacia sullo schermo.

 

Educazione Siberiana è un’educazione criminale, insegna ai giovani a diventare veri e propri criminali secondo un rigido schema di regole che paradossalmente sono anche condivisibili, in parte, con il comune senso di rispetto, fede e vivere civile in piccole comunità legate da stretti rapporti di appartenenza. In questo ambiente così rigido ma anche rassicurante, nonostante siamo nella Russia comunista di fine anni ’80, crescono Gagarin e Kolima, due giovani “criminali” che verranno separati da piccoli per poi ritrovarsi cresciuti, cambiati e liberi in una Russia libera dal regime. Conflitti e orientamenti diversi separeranno i due giovani, fino alla resa finale dei conti, dettata proprio dalle leggi di quelle “educazione” che hanno ricevuto da ragazzi.

Educazione Siberiana, tratto dall’omonimo romanzo parzialmente autobiografico di Nicolai Lilin, è un film molto interessante, che si basa su una solida ricostruzione storica e scenografica, mettendo al centro della vicenda i sentimenti universali che i protagonisti vivono in un particolare momento storico che va dal 1985 al 1995. Dieci anni che hanno cambiato il profilo socio politico del Mondo, e che per la Russia in particolare hanno significato l’apertura ad un mondo che per oltre 30 anni è rimasto fuori.

La costruzione del racconto, il montaggio, utilizzo della musica e la presenza di un cast internazionale fanno del film di Salvatores un prodotto europeo, esportabile e soprattutto godibile, segno che nelle giuste mani anche il cinema italiano può essere ancora considerato di alto livello. Trai nomi di spicco nel film troviamo una coppia di grandi attori: il primo è John Malkovich che interpreta il maestro, colui che è depositario del sapere e delle regole da rispettare, e come al solito l’attore offre una grande interpretazione, aiutato anche dal suo grande carisma sullo schermo. Il secondo nome importante è quello di Peter Stormare, che nonostante abbia una grande carriera alle spalle fatta principalmente di piccoli ruoli da caratterista, riesce sempre a dare un tocco di grande personalità ai suoi personaggi, in questo caso molto aiutato dal trucco. Accanto a loro ci sono tre giovani attori Eleanor Tomlinson, Vilius Tumalavicius e Arnas Fedaravicius che interpretano i protagonisti: scelti ad hoc per i ruoli loro assegnati questi ragazzi sono in grado di tenere testa ai mostri sacri con i quali hanno condiviso il set.

Nel finale il ritmo del film perde un po’ del suo mordente, accompagnandoci alla scena clou con una dilatazione temporale che forse non ci saremmo aspettati, ma Educazione Siberiana rimane un bellissimo esempio di cinema italiano, che fa del montaggio di Massimo Fiocchi un fondamentale veicolo di narrazione.

- Pubblicità -