Emoji – Accendi le emozioni recensione del film d’animazione

Emoji – Accendi le emozioni

Arriva al cinema il 28 settembre Emoji – Accendi le emozioni, il film d’animazione Sony che ha per protagoniste proprio le faccine e le piccole icone colorate che tutti i giorni si usano nella messaggistica istantanea sugli smarthphone di ultima generazione.

 

Nel film d’animazione Inside Out (2015) diretto da Peter Doctor, si compie un viaggio nella mente di Riley Andersen attraversando i suoi ricordi, le  isole della personalità e le parti più recondite  della sua mente. Si viene accompagnati da Rabbia, Tristezza, Gioia, Disgusto e Paura personaggi che governano la sua mente e gestiscono le sue emozioni.

In Emoji – Accendi le emozioni, diretto da Anthony Leondis, seguiamo un adolescente, Alex, segretamente innamorato di una sua coetanea. Anche qui compiamo un viaggio ma non nella mente di Alex bensì in un oggetto che in qualche modo usa anzi usiamo  per esprimere emozioni e conservare ricordi: il nostro smarthphone.

Ci entriamo proprio dentro e conosciamo Gene, emoji (sì, le emoji di whatsapp che usiamo per mandare i messaggi!)  che non riesce a essere un bah perché ha la capacità  di esprimere più sentimenti.

Per questo compie un viaggio all’interno dello smathphone di Alex attraverso App e giochi, sia quelli più recenti (come Candycrush)  sia quelli datati come Pong (uno dei primissimi videogiochi) e le carte. Quest’ultimi sono relegati in uno scantinato a dimostrazione che non servono davvero più.

Leondis ha costruito una vera e propria fiaba contemporanea usando il linguaggio che meglio rappresenta il nostro nuovo modo di comunicare e di esprimere i nostri sentimenti. Non ci sono più castelli, principi, duelli, principesse da salvare e mostri da sconfiggere perché sono le emoji, le vere protagoniste a cui si affidano le espressioni dei sentimenti nella messaggistica istantanea, che hanno preso il loro posto, ma il ruolo dei personaggi non è cambiato.

I bambini li riconoscono, primo perché sono immersi completamente in questo nuovo linguaggio e poi perché l’impianto narrativo è sempre lo stesso.  Il racconto è ben costruito, coinvolgente fino all’ultimo istante. Non ha tralasciato nessun particolare e mostra come il linguaggio non sia solo cambiato ma anche arricchito. In tutto questo però i veri sentimenti non sono scomparsi: anche se guardando il cellulare andiamo a sbattere contro qualcuno in presenza della persona che ci piace arrossiamo ancora.

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