La Fille de Brest è stato presentato all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella Selezione Ufficiale.

 

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A esattamente un anno di distanza da La Tête Haute (film d’apertura dell’edizione 2015 del Festival di Cannes), Emmanuelle Bercot torna dietro la macchina da presa per raccontare una storia di grande risonanza sociale e mediatica: la storia del Mediator (Mediaxal in Italia), il “farmaco killer” dai gravissimi effetti collaterali, usato da circa 3 milioni di francesi, che venne ufficialmente ritirato dal mercato nel 2009.

Il merito del ritiro è da attribuire a Irène Frachon, pneumologa a Brest (piccola cittadina del nord-ovest della Francia), sulla cui battaglia per difendere i propri pazienti (messi in pericolo dal farmaco) è basata la nuova opera dell’attrice e regista francese.

La Fille de Brest recensione del film di Emmanuelle Bercot

Ancora una volta la Bercot resta fedele alla sua personale e purtroppo didascalica visione di cinema, costruendo un racconto dal taglio profondamente realistico che non si risparmia mai, fatto di momenti estremamente emotivi (in alcuni si passa troppo facilmente dal riso al pianto), e di altri che sconfinano nei più scontati e triti cliché.

A vestire i panni della Frachon troviamo una Sidse Babett Knudsen (già balzata all’attenzione della critica e degli affezionati festivalieri per il suo ruolo in La Corte al fianco di Fabrice Luchini) in splendida forma, capace di far trasparire al meglio non solo la caparbietà che ha contraddistinto la lotta di Irène, ma anche tutta l’incredibile energia di un personaggio dalla voglia di vivere contagiosa, libero da qualsiasi tipo di impostazione, e proprio per questo autentico.

A tenerle testa un sempre composito Benoît Magimel (che torna a lavorare con la Bercot dopo il sopracitato La Tête Haute), nei panni di Antoine Le Bihan, il medico a capo dell’equipe che supportò la Frachon nella sua ricerca per cercare di impedire la vendita del Mediator e nella sua estenuante battaglia contro l’ottusità della multinazionale produttrice del farmaco.

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La Fille de Brest è un film di denuncia assai convenzionale nella forma e nel contenuto, che percorre la sua strada senza incappare mai, aiutato – laddove regia e  scrittura palesano limiti invalicabili – da una protagonista che in più di un’occasione risolleva le sorti di un’opera che non riesce mai a trovare nei suoi stessi risvolti narrativi il modo di rendersi realmente interessante.

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