I Predatori, recensione del film di e con Pietro Castellitto

Il film è al cinema dal 22 ottobre, distribuito da 01 Distribution. Cattivo e vitale, è una boccata d'aria fresca, un occhio nuovo su un conflitto vecchio come il mondo.

i predatori recensione

Dopo il premio in Orizzonti a Venezia 77, Pietro Castellitto arriva al cinema con I Predatori, suo esordio alla regia che segue una carriera d’attore già lunga e che lo vede mettere in immagini una storia scritta poco più che ventenne. Il film, premiato proprio alla sceneggiatura, racconta la collisione di due mondi che si trovano messi accidentalmente in comunicazione da Federico, interpretato proprio dallo stesso Castellitto.

 

La trama de I Predatori

Federico Pavone, rampollo di una famiglia alto borghese intellettuale, padre chirurgo e madre regista, è un giovane dottorando di filosofia che segue da vicino il suo professore, alimentato dalla bruciante passione verso Nietzsche. Quando il progetto che lo vede coinvolto e che riguarda proprio la riesumazione della salma dal filoso tedesco lo esclude per ragioni surreali, Federico medita vendetta. Le sue maldestre e plateali scelte lo porteranno ad entrare in contatto con i Vismara, proletari, ignoranti, di estrema destra e con una illegale dimestichezza con le armi da fuoco.

I Predatori racconta di mondi che si scontrano, ognuno dei quali incontra e incrocia l’altro nella totale inconsapevolezza. I ricchi sono ignari dei poveri che guardano ai ricchi che disprezzano. Un ritratto di lotta svogliata di classe in cui le generazioni a confronto finiscono soltanto per urlarsi addosso senza però ascoltarsi né tanto meno parlarsi e comunicare. Simbolica di questa cattiva abitudine è la scena di una surreale cena di famiglia, con il personaggio interpretato da Maria Catellitto che in rima spiattella sotto al naso di ogni generazione tutte le discrepanze e le incongruenze della loro vita.

Lotta di classi e di generazioni

La sensazione è che Pietro Castellitto guardi con benevolenza il proletario con il quale non ha niente in comune e allo stesso tempo scriva con distacco e feroce critica di quella borghesia alta a cui, grazie alla sua famiglia, di fatto appartiene. Ma oltre ai conflitti privati della persona (che in questa sede poco importano), è interessante vedere come il giovane esordiente non ancora trentenne abbia un occhio per la regia che si sforza di cercare angolazioni insolite e inquadrature ricercate, mentre mostri proprio nella sceneggiatura il suo vero punto di forza.

I Predatori recensioneQuella de I Predatori è una partitura raffinata per un’orchestra formata da tanti strumenti, di ogni ordine e grado, che all’inizio partono tutti insieme discordanti, indipendenti, e solo alla fine trovano un’armonia comune, una storia coesa. Questo tipo di scelta, con tanti personaggi tra raccontare, tante piccole storie da far collimare, fa di questa storia un esordio assolutamente insolito che è sintomo di uno sguardo sveglio sulla contemporaneità e uno spiraglio di speranza per quello che sarà il racconto del nostro tempo al cinema, nel prossimo futuro.

Una commedia grottesca

I Predatori è una commedia grottesca, che offre un punto di vista disincantato, un racconto acido sulle piccolezze della comunità che merita compassione e biasimo, ma che sempre inconsapevole si fronteggia con i propri limiti e i proprio spettri rappresentati con la stessa indifferenza e inconsapevolezza. Fa ridere di gusto, lascia spiazzati, intriga e diverte.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
i-predatori-pietro-castellittoI Predatori è una commedia grottesca, che offre un punto di vista acido e disincantato, un racconto grottesco sulle piccolezze della comunità che merita compassione e biasimo, ma che sempre inconsapevole si fronteggia con i propri limiti e i proprio spettri rappresentati con la stessa indifferenza e inconsapevolezza. Fa ridere di gusto, lascia spiazzati, intriga e diverte.