Lights outSulla scia dello strepitoso successo di pubblico del cortometraggio omonimo, che nel 2013 aveva ricevuto circa 13 milioni di visualizzazioni sul web in pochi giorni, il regista David F. Sandberg ha colto la palla al balzo e ha fatto di Lights Out il suo primo lungometraggio.

 

Con un budget piuttosto esiguo per gli standard hollywoodiani ($ 4.900.000), il film in America ha già incassato più di $ 21.600.000; in Italia uscirà il prossimo 4 agosto, pronto a scalare le vette delle classifiche.

Quel che rende accattivante Lighs Out è che è un horror vecchia maniera. Partendo dalla semplicissima idea di base – quell’ancestrale paura del buio che perseguita l’essere umano fin dall’alba dei tempi – la pellicola si avvale di quei piccoli ma efficaci espedienti che di fatto farebbero venire la pelle d’oca a chiunque.

Lights Out: in arrivo il sequel del film prodotto da James Wan

Luci traballanti, scricchiolii, sussurri, porte che sbattono all’improvviso…. Scare jumps della vecchia scuola, presieduta da maestri del brivido come Roger Corman, William Castle, e i nostrani Fulci e Bava, che hanno insegnato come si può far saltare lo spettatore dalla sedia senza inutili effetti speciali.

L’obiettivo del regista svedese era proprio quello di utilizzare il meno possibile la CGI, avvalendosi invece di effetti visivi, trucco e protesi, come quelli utilizzati per rendere Diana, il mostro protagonista di Lights Out, il più “realistico” e raccapricciante possibile.

Per le stesse ragioni, la regia si avvale di luci poco alterate: spesso le riprese sono state fatte veramente a lume di candela o sotto i raggi UV, donando alla pellicola quel senso di autenticità che ormai troppo spesso il cinema va perdendo.

Nella trama si ritrovano molti dei tipici “ingredienti” da film dell’orrore: un bambino che vede cose che non dovrebbero esistere; una casa che racchiude un mistero; un manicomio.

E ci fermiamo qui. Perché svelare anche solo parte della trama significherebbe togliere allo spettatore (amante del genere, s’intende) il gusto di assaporare un film di genere alla vecchia maniera. Quel tipo di film che forse, piuttosto che in sala, è piacevole guardare a casa, davanti ad una ciotola di pop corn e a luci rigorosamente spente.Lights Out

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RASSEGNA PANORAMICA
Giulia Anastasi
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lights-out-recensione-del-film-prodotto-da-james-wanQuel che rende accattivante Lighs Out è che è un horror vecchia maniera. Partendo dalla semplicissima idea di base – quell’ancestrale paura del buio che perseguita l’essere umano fin dall’alba dei tempi – la pellicola si avvale di quei piccoli ma efficaci espedienti che di fatto farebbero venire la pelle d’oca a chiunque.