L’Ipnotista: recensione del film di Lasse Hallstrom

L'Ipnotista recensione del film

Ne L’ipnotista una famiglia viene brutalmente massacrata: cadono sotto i colpi furiosi di una lama madre, padre e bambina; si salva per miracolo, gravemente ferito, il figlio adolescente. L’ispettore dell’anticrimine Joona Limma di fa carico del caso. Per venirne a capo, chiede aiuto a un misterioso ipnotista,Erik Bark, pregandolo di scandagliare il subconscio del giovane sopravvissuto. La situazione precipita quando il figlio di Bark viene rapito…

 

C’è una Scandinavia nera, libri e film ne parlano da qualche anno, e ne continuano a parlare, talvolta avendo qualcosa da dire, spesso aggrappandosi senza troppi argomenti a un calderone commerciale, sperando di avere fortuna. Il navigato cineasta svedese Lasse Hallstrom si cala in questo habitat con L’ipnotista, un buon giallo tratto dall’omonimo romanzo di Lars Kepler. Partenza sanguinaria, buona presentazione dei personaggi, parte mediana a tratti un po’ frettolosa, ma comunque convincente, e un finale che tiene ben desti e diverte. Due ore di storia, solcate da due protagonisti: l’investigatore Joona, l’ipnotista Erik. Il primo eroe razionale, il secondo magico, quasi uno stregone di cui lo spettatore impara a fidarsi poco a poco. Il doppio lead carachter è una qualità che giova all’intero racconto e gli fa evitare sgradite vie, come una scontata linea sentimentale: se fosse solo al comando, il poliziotto Limma potrebbe concedersi una liason con la bella dottoressa Daniella; invece, non c’è che una cena, per giunta interrotta bruscamente.

L’ipnotista è anche una bella storia di Natale. La carneficina si consuma a pochi giorni dal 25 dicembre e, mentre l’indagine procede, le esistenze inquiete dei personaggi trovano un po’ di quiete. Erik e la moglie Simone, messi alla prova dal ricordo di un tradimento, stroncati dalla reciproca diffidenza, ritrovano l’unità nella sofferenza per il rapimento del fragile figlio; e Joona, in una tenera e fugace coda del racconto, sembra realmente intenzionato a vivere un Natale di umano calore, chissà dopo quanti anni.

La Scandinavia senza sorrisi, famiglie felici, welfare e mobili imballati trova in Lasse Hallstrom un cantore e narratore raffinato e lontano dai più fastidiosi cliché del filone giallo – noir. Per il regista di Chocolat e Le regole della casa del sidro, una felice parentesi domestica tra le glorie e le fatiche hollywoodiane.

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Niccolò RE
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Niccolò Re

Sono nato a Sarzana (SP), e più o meno ci vivo, nel 1986. Mi sono laureato in Cinema  all'Università di Pisa con una tesi di taglio narratologico. Sono un grande appassionato di musica, sport e astronomia. Mi piace la settima arte, ma preferisco la tele.

lipnotista-di-lasse-hallstrom-recensioneL’ipnotista è anche una bella storia di Natale. La carneficina si consuma a pochi giorni dal 25 dicembre e, mentre l’indagine procede, le esistenze inquiete dei personaggi trovano un po’ di quiete.