Mon tissu préféré, recensione del film di Gaya Jiji

Le livre d'image

Mon tissu préféré, letteralmente “il mio tessuto preferito”, è l’opera prima della regista Gaya Jiji. Presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2018, il film apre una finestra sulla vita e le vicende di una giovane donna durante le prime terrificanti insurrezioni della Primavera Araba in Siria nel 2011.

 

Nahla (Manal Issa), commessa di un negozio di abbigliamento, vive con sua madre Salwa (Souraya Baghdadi) e le sue sorelle più piccole Myriam (Mariah Tannoury) e Line (Nathalie Issa). Mentre alla radio vengono riportate le crescenti tensioni sociali, Nahla aspetta l’arrivo di un compatriota, trasferitosi negli Stati Uniti e tornato in patria per incontrarla e concludere un matrimonio combinato che le permetterà di lasciare la Siria.

Con una scelta molto interessante, l’esordiente regista decide di parlarci del conflitto siriano e dei suoi primi effetti sulla popolazione pur tenendo sullo sfondo le tensioni belliche. Queste non sono mai le protagoniste del racconto, ma se ne possono udire o vedere solo i non lontani echi. Il nucleo centrale del racconto è tutto dedicato alla giovane protagonista, al suo convivere con il terrore che sempre più si insinua nella sua vita e in quello delle persone a lei vicine. Nahla è combattuta tra il sacrificare sé stessa per unirsi in un matrimonio che potrebbe portarla via da quella realtà così cupa, oppure restare fedele a sé stessa, ai suoi sogni, decidendo di affrontare l’incerto futuro.

Quello della Jiji è un film che a suo modo denuncia la condizione di una popolazione, e in particolare i giovani di questa, bloccata in un equilibrio tra vita e morte, tra ordine e caos. La regista cerca di indagare, senza mai giudicare, i comportamenti che ogni personaggio sviluppa in seguito al nascente clima di terrore.

Ciò che frena l’idea del film sono tuttavia una sceneggiatura e un’idea di regia che generano un ritmo incostante, che rende complesso seguire le vicende senza perdersi tra i numerosi personaggi e nei loro intricati rapporti. Con il proseguire della narrazione, e l’addentrarsi sempre più nella vita della giovane protagonista, il senso di fastidio per gli intrecci non riusciti aumenta, portando a distrarsi facilmente. Ancor più grave è il fatto che avvicinandosi alla sua conclusione il film sembra allontanarsi fin troppo dalle sue intenzioni iniziali, sprecando l’occasione di fornire un interessante punto di vista e riducendosi ad essere un dramma dai risvolti poco incisivi.

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RASSEGNA PANORAMICA
Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
mon-tissu-prefere-recensioneCiò che frena l’idea del film sono tuttavia una sceneggiatura e un’idea di regia che generano un ritmo incostante, che rende complesso seguire le vicende senza perdersi tra i numerosi personaggi e nei loro intricati rapporti.