Most beautiful island, recensione del film di Ana Asensio

Most beautiful island

Luciana, una giovane spagnola da poco arrivata a New York è in fuga dal proprio passato. Sola e senza documenti, il suo unico scopo è trovare un modo per guadagnare quel tanto che le permetta di sopravvivere nella Grande Mela. Un giorno, grazie alla sua amica e collega Olga, le viene proposto un lavoro interessante, completamente diverso da quelli che è abituata a fare: le offrono 2.000 dollari per andare ad una festa “esclusiva” vestita elegante: nessun contatto fisico, dovrà solo “reggere il gioco” degli ospiti. Luciana accetta ma la festa conduce ad una stanza misteriosa: la suspense va oltre ogni immaginazione.

 

Most beautiful island è l’opera prima dell’attrice Ana Asensio, è stato presentato al festival dell’innovazione di Austin, Texas, il famoso South by Southwest dove ha vinto il premio della critica e si rivela essere un’opera semplice ma allo stesso tempo complessa e interessante.

Girato in 16 mm, rivela una New York luminosa, caotica e misteriosa, oltre che poco accogliente per chi arriva a cercare fortuna. Luciana ha un passato che riusciamo solo a intuire, che l’ha provata emotivamente, quasi da renderla insofferente alle reazioni più involontarie di autoprotezione. In una scena che si rivelerà importante successivamente per capire il carattere di Luciana.

Most beautiful island è un thriller lineare ma anche una metafora dell’immigrazione e un racconto sulla resilienza come modo per sopravvivere ai tempi peggiori. Girato prevalentemente in interni claustrofobici, con  riferimento allo stile di Roman Polanski e qualche richiamo a Kubrick di Eyes wide shut, il film ha invece una sequenza iniziale piena di gente nelle strade affollate della grandi strade della Grande Mela dove nella moltitudine di facce si nascondono persone storie e umanità, dalle vicende più o meno complicate.

Il film è in sala dal 16 agosto.

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Alice Vivona
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Alice Vivona
Laureata in filmologia all'universitá Roma Tre con una tesi sul cinema afroamericano. Si guadagna il pane facendo la video editor, ma ama scrivere dei film che vede, anche su superficialia.tumblr.com Scrive per cinefilos da Settembre 2010
most-beautiful-island-recensione-del-film-di-ana-asensioMost beautiful island è un thriller lineare ma anche una metafora dell'immigrazione e un racconto sulla resilienza come modo per sopravvivere ai tempi peggiori.