Pinuccio Lovero - Yes I Can

A quattro anni di distanza dall’esordio nel lungometraggio Pippo Mezzapesa torna al documentario raccontandoci di nuovo un po’ della vita di Pinuccio Lovero, in Pinuccio Lovero – Yes I Can. Il bitontino con il sogno di diventare “custode al livello cimiteriale” decide di scendere in politica e candidarsi alle elezioni amministrative nella sua città.  Lo sguardo di Mezzapesa riprende senza fronzoli la singolare campagna elettorale di Pinuccio, convinto che la notorietà guadagnata con il documentario di qualche anno prima (presentato anche al Festival di Venezia nel 2008) possa aiutarlo a racimolare i voti necessari a diventare consigliere comunale nelle liste di SEL.

 

Inizia così una divertente ed ingenua propaganda al suo programma, tutto incentrato sulla rivalutazione e il miglioramento del servizio cimiteriale del comune. Ma non si racconta solo questo: l’occhio del regista insiste anche e soprattutto sulla persona di Pinuccio, sui suoi rapporti personali, le sue aspirazioni, i suoi sogni. Persona semplice e poco istruita, ma perfettamente consapevole di esserlo, caratterizzato da un ascendente particolare sulle persone che porta immediatamente ad una forte empatia, deciso e sicuro nei suoi obbiettivi, spesso al limite dell’ingenuità, si muove tra le aspirazioni politiche, la serietà con cui tiene fede al suo incarico di necroforo e la vita di coppia con la donna che presto porterà all’altare. In un sud fortemente caratterizzato (la maggior parte del film è in dialetto, per il quale sono stati necessari i sottotitoli), inondato da una luce calda e splendente, il ritratto di Pinuccio si fa assolutamente veritiero e fluido nel racconto. L’impressione documentaria è presente ma non estraniante, pur riprendendo dal vero non si nota la punta di freddezza che spesso i documentari, per costituzione o per precise scelte artistiche, restituiscono. Lo sguardo del regista è assolutamente neutrale di fronte ai fatti raccontati, così neutrale da non farci comprendere le sue reali intenzioni narrative.

Non ci si rende conto, insomma, se la volontà di Mezzapesa sia quella di rivalutare Lovero svalutando la politica o viceversa: la carrellata di personaggi, strampalati e quasi irreali, che ci vengono presentati come avversari di Pinuccio non aiuta certo a chiarire il dubbio. Questo personaggio a tratti epico (impressione rafforzata dalle bellissime musiche di Gabriele Panico) e a tratti ridicolo senza la cognizione di esserlo, diverte ed attrae, inorgoglisce e provoca compassione senza però dare modo di capire quale dei due sentimenti ha la meglio. C’è ancora da capire se questo sia un punto di forza o meno della regia di Mezzapesa.

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