The Motel Life: recensione del film di Gabriel e Alan Polsky

The Motel Life

I fratelli Gabriel e Alan Polsky portano al cinema il romanzo The Motel Life di Willy Vaultin, con l’omonimo film interpretato da Emile Hirsch, Stephen Dorff e Dakota Fanning.

 

Il film, ambientato a Reno nel Nevada, racconta la storia di due fratelli, Frank e Jerry Lee, diventati prematuramente orfani e cresciuti affidandosi l’uno all’altro con la speranza di abbandonare i propri problemi nella città natia e lasciarla per posti nuovi e migliori. Quando però Jerry Lee (Dorff) causa un incidente mortale, lui e Frank (Hirsch) devono scegliere se rimanere e affrontare le conseguenze di ciò che è successo, oppure scappare e affrontare una nuova vita. Il film ci racconta una storia di redenzione e di sofferenza, di sconfitta e di voglia di non affondare, attraverso qualsiasi mezzo, passando anche per il tentativo disperato dell’autodistruzione.

The Motel Life racconta la vita da motel, per definizione triste e instabile, in cui i due fratelli si trovano immersi e dalla quale sembrano non poter uscire se non attraversando prima l’inferno che li separa da una vita non tanto serena ma almeno priva della costante incertezza per il domani. Ad interpretare i due fratelli, come detto, ci sono Emile Hirsch e Stephen Dorff. Il primo ormai non ha più bisogno di presentazioni, avendo dimostrato in più occasioni, e ultimamente nel film di Castellitto, Venuto al Mondo, che le sue capacità di attore stanno crescendo di giorno in giorno, con una naturalezza e una convinzione che fanno sperare di avere a che fare con uno dei migliori attori della sua generazione. Dal canto suo, Dorff offre una performance sbalorditiva, riuscendo a coniugare fragilità e rabbia facendo dimenticare al pubblico che il suo personaggio è menomato fisicamente, fatta eccezione per le scene in cui gli serve un aiuto fisico da parte del fratello.

The Motel Life

Vera chicca del film sono le sequenze animate: a più riprese Frank racconta delle storie a Jerry Lee, storie di loro due che affrontano i nazisti e incontrano donne bellissime, storie violente e fantastiche, quasi tutte tragiche, che prendono vita sullo schermo attraverso delle animazioni grezze ma efficaci, perfettamente inserite nel processo narrativo del film, e che ricordano la precarietà dell’esistenza che portano avanti i due fratelli. L’elemento artistico viene affidato proprio a Jerry Lee, che disegna di continuo personaggi veri e inventati, raccontando quasi in terza persona quello che sta capitando a lui. Questa capacità artistica del personaggi ne aumenta il fascino e la contraddizione, innalzandolo ad un livello molto alto di drammatizzazione.

La regia, dal canto suo, racconta con estrema verità e sensibilità una natura violenta e ostile, una umanità varia, cattiva ma anche capace di grande coraggio e bontà, personaggi affascinanti, disperati ma che alla fine, nell’abbandono più totale, trovano la loro via di salvezza. The Motel Life, presentato in Concorso all’ultimo Festival di Roma, è un piccolo film dalla grande anima, con interpreti superbi.

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