In I Bambini di Cold Rock, Cold Rock è una cittadina tra i monti segnata da tragici eventi di bambini che scompaiono senza lasciare indizi o testimonianze utili per ritrovarli. Con il tempo si è andata consolidando una leggenda, “l’uomo alto” è colui che porta via i bambini che non fanno più ritorno. In Julia Denning è un’infermiera che all’interno della comunità cerca di fare del suo meglio per quei pochi che sono rimasti. Durante la notte viene svegliata dai dei rumori notturni la sua preoccupazione è diretta al figlio che misteriosamente è scomparso, nel tentativo di cercarlo per la casa s’imbatte con l’uomo alto e comincia l’inseguimento per tentare di riportare David a casa. Il Tenente Dodd e lo sceriffo della città cominciano la caccia alla ricerca dell’uomo e delle risposte. Chi è? Che cosa ne fa di questi bambini?

 

Pascal Laugier si è fatto notare al pubblico durante il Festival di Toronto nel 2008 con il film dal nome Martyrs, un horror che ha fatto breccia nel cuore degli appassionati del genere.

Con I Bambini di Cold Rock si cimenta con il thriller, prendendo un fatto di cronaca nera frequente in America, ossia la denuncia di scomparsa e rapimento dei bambini, e contornarla con un aura soprannaturale e quasi fantastica che gravita intorno al ruolo di questo enigmatico uomo.

La sceneggiatura è a stretto contatto con il lavoro di montaggio, di fatti l’incipit del film si rileverà essere un cambio sul punto di vista, che all’interno del film sono spesso frequentati dal regista. Laugier nello scrivere il percorso della storia si sofferma molto sulle possibili riletture in un’altra angolazione, con il risultato che si comprende la direzione del film solo dopo che lo si è visto con un’altra consapevolezza. Gioca molto sui fotogrammi in più per lasciare la suspense e tutta la grammatica necessaria per far vivere l’ansia nello spettatore, ma ciò che tradisce questo schema è la voce interna. Oltre ad essere raccontato in voice over da una delle co-protagoniste di Jessica Biel (The Illusionist), Jenny (Jodelle FerlandTwilight: Eclipse) c’è un doppio se non terzo autore nel film, ossia il lavoro di montaggio che molto spesso suggerisce, con delle volute panoramiche o campi totali, strutture di sceneggiatura che insinuano il dubbio nello spettatore da non credere fino in fondo ai personaggi e il terzo autore dovrebbe essere il tenente Dodd (Stephan McHattieThe Watchmen) che essendo un federale incaricato a risolvere il caso, ha uno sguardo esterno e quindi diffidente su tutta la comunità di Cold Rock.

A parte gli interrogativi di sceneggiatura che si susseguono durante la visione del film, nel finale le motivazioni non reggono fino infondo, vengono sviscerati in maniera troppo utopistica che non sposa l’intera immagine che si è avuto per il film. L’intenzione mancata è forse da attribuire a un misto di generi: horror per alcune sequenze, thriller per determinati risvolti e impegnato socialmente per il tema del film, che non sono stati approfonditi nel tempo giusto.

La regia di Laugier rimane comunque esteticamente bella da vedere, fa entrare in scena come un personaggio della storia questa cittadina fittizia che viene perlustrata in ogni situazione e a cui lo scenografo Jean André Carrière (Il mistero di Sleepy Hollow) da una sorta di aura tenebrosa che viene sposata dalla fotografia di Kamal Derkaoui (Martyrs) con una luce fredda e per alcuni ambienti asettica; inoltre gli inseguimenti sono quasi tutti dei piani sequenza in cui Jessica Biel sa tenere bene il livello emotivo.

Gli attori sono tutti entrati nel ruolo e gli unici dubbi sono dovuti a delle incongruenze, ma il personaggio e le conseguenze che vivono emergono bene.

I Bambini di Cold Rock sarà al cinema questo weekend, consigliato a chi ama i thriller non troppo pretenziosi.

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