Woody: recensione del film di Robert Weide

Dopo essere stato presentato al Festival di Cannes nel 2012, arriva anche nelle sale italiane il documentario sulla vita di una delle leggende viventi del cinema americano: Woody Allen. Lungo la bellezza di 113 minuti Woody è diretto da Robert Weide ed è nato dal successo televisivo targato PBS e dalla serie intitolata American Masters, dedicato proprio al prolifico regista newyorkese. Forte del successo ottenuto in televisione, Weide lavora su una versione cinematografica e il risultato è Woody Allen: A Documentary, uno straordinario viaggio nella vita dell’uomo Woody prima che del maestro.

 

Uno dei maggiori pregi del documentario è certamente la capacità del racconto, molto suggestivo ed evocativo, che consente allo spettatore un accesso senza precedenti nella vita e soprattutto al processo creativo del regista newyorkese, riuscendo a tirar fuori un affresco incredibile che inizia dall’infanzia e finisce ai giorni nostri. In questo excursus troviamo gli inizi sulla carta stampata, i primi passi da cabarettista sui palcoscenici, per poi passare alla stella della tv, fino ad arrivare agli esordi del mondo del cinema, dove Allen trova la sua massima ispirazione. Da lì in avanti la storia si concentra sul regista, attore, sceneggiatore e quindi vengono raccontati con grande lucidità e anche sincero distacco il virtuosismo di Allen che varia tra i genere, i successi, gli insuccessi, le delusioni, le muse, gli Oscar e i film più recenti.

Una storia fatta di acclamazione ma anche di pesante condanna della vita privata, fatta di testardaggine e indipendenza dagli Studios, amore per la scrittura e per la libertà di espressione, che culminano finalmente con il grande successo ai botteghini di Midnight in Paris, il film che ha incassato di più nella storia del regista e  che, finalmente, per buona pace dei critici, lo riporta alla consacrazione che merita.

Infine, molta attenzione è data anche alla straordinaria peculiarità che contraddistingue Allen da tutti gli altri registi viventi e non, ovvero la sua straordinaria prolificità, che lo rende forse unico nel suo genere e ne fa uno dei massimi filosofi della vita. A questo proposito è interessante riprendere proprio una testimonianza del documentario, offerta da un’altra leggenda come Martin Scorsese, che proprio parlando del regista, rimarca a più riprese come non esista nessuno nel panorama del cinema passato e presente che abbia così tanto da dire sulla vita come lui, e siamo d’accordo tutti che questo basta a conferirgli un aura di leggenda. Anche per questo il film merita di essere visto e la vita di Woody Allen merita di essere scoperta.

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