Searching Eva: recensione del documentario con Eva Collé

Searching Eva

È distribuito da Dreamcatchers Entertainment a partire dal 10 ottobre, per una serie di proiezioni evento, e si intitola Searching Eva. Si tratta del documentario diretto dall’esordiente Pia Hellenthal sulla vita, o meglio, sulla persona di Eva Collé.

Italiana di 27 anni, Eva è modella, attrice, pittrice, scrittrice, sex worker di base a Berlino. Difficile incasellarla e identificarla con una sola professione, tuttavia è chiaro che il suo corpo e il sesso sono la parte che più incuriosisce il pubblico, probabilmente per le ragioni sbagliate. Perché quello della Hellenthal non è uno sguardo pruriginoso nella promiscua vita sociale/sessuale di Eva, né nel suo vendere se stessa per soldi, né una ricerca di gender che coinvolge una ragazza giovane in terra straniera.

Searching Eva è il ritratto di una donna libera, che si autodetermina in ogni sua scelta e in ogni suo passo, senza barriere mentali, senza schermi sociali, senza indirizzo di genere, senza gusti sessuali, ma votata alla ricerca di una determinazione di sé così radicale dal rendere non necessario l’incasellamento in una professione, una casa, un ruolo.

Eva è uno spirito libero, una donna dal corpo esile, che non esita a mostrare, una bambina dal volto delicato, un contrasto violento con la potenza delle sue scelte. Una nave tanto solida da non aver bisogno di un’ancora, in mezzo alla tempesta della vita. Cresciuta in una famiglia operaia, in Italia, Eva fugge non solo da un nucleo di nascita, che non le ha dato i riferimenti che da questa istituzione sociale ci si aspetta, ma scappa anche dal lavoro propriamente inteso, dalla fatica, da tutto ciò che rendeva suo padre insoddisfatto. Va via di casa a 17 anni alla ricerca di una dimensione che trova soltanto nella volontà di coltivare esclusivamente se stessa.

Sembra non sentire nulla, Eva, non il piacere del sesso che pratica, né la gioia di ragazza libera, eppure dimostra una vivacità, una tenerezza che smascherano la sua estrema purezza. Eva può attraversare ogni cosa: può drogarsi, può prostituirsi, può scegliere strade che la morale comune non approverebbe, eppure appare sempre un essere puro nelle sue intenzioni, limpido nel suo discernimento, completamente consapevole del suo posto nel mondo.

Di fronte alla ricchezza della sua protagonista, il documentario della Hellenthal si rivela estremamente inadeguato, nonostante la grande cura nella raccolta dei materiali, durata circa quattro anni, e la razionalizzazione degli stessi attraverso il montaggio.

Di fronte a questa disparità tra forma e contenuto, e data l’innegabile bellezza di alcune immagini (come quella conclusiva, in cui in una luce rosa al neon Eva festeggia il capodanno da sola, seduta sul pavimento della sua casa in affitto, con fuoco d’artificio che si consuma sfrigolando, oppure del suo corpo nudo e candido in contrasto con il buio dell’aperta campagna di notte), Searching Eva è una scatola non adeguatamente preziosa per contenere la sua straordinaria protagonista.

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