Skellig – recensione

Skellig

È Skellig di David Almond ad aprire invece la sezione sempre molto propositiva di spunti narrativi che vanno oltre il mero intrattenimento per soli piccoli. Anche quest’anno non si smentisce, presentando come prima opera un curioso film, che fa del suo lato fantastico la sfumatura più interessante. Skellig ruota attorno al piccolo Michael, da poco approdato insieme alla propria famiglia in una decadente e pericolante casa.

 

SkelligMotivo del trasloco, la gravidanza della madre, incinta e pronta a regalare a Michael una sorellina. Peccato che la bimba nasca con una rara e pericolosa malformazione al cuore. Michael, combattuto dagli eventi, finisce per scoprire in giardino, all’interno di un vecchio magazzino, uno ’strano uomo’. Sembra un barbone, non riesce ad alzarsi, è sporco, mangia insetti ed ha una ’strana’ schiena. Accudito con amore e passione da Michael, Skelling, questo il suo nome (come al solito un ottimo Tim Roth che col passare degli anni sembra diventare sempre più bravo ad offrire interpretazione degne di nota), finirà per ritrovare le forze, finendo per svelargli il suo incredibile segreto…

Un opera, come anticipato che ha nella sua chiave fantastica la sua migliore peculiarità e come pezzo forte senza dubbio l’interpretazione dei suoi protagonisti, che oltre al Tim Roth mangiatore di insetti, che grazie ad un buono make-up, diventa una presenza scenica a tratti inquietante, e il giovane protagonista Bill Milner che certamente non sfigura, riuscendo talvolta anche ad insidiare lo scettro di re della pellicola ma, per brevi istanti al “mostruoso” Roth.

Il regista dal canto suo forse non riesce  a mantenere in equilibrio stabile fra i due nodi centragli del film, e pecca anche un pò di inesperienza sul fantastico e il mistero, tirando troppo per le lunghe gli enigmi dietro alla figura di Roth, diventando quasi un estenuante attesa, che a tratti ridimensiona l’opera, forse anche per l’eccessiva durata. Tuttavia, il risultato totale è di un film godibile ad un largo pubblico, che sia disposto a credere al fantastico e che assieme ai protagonisti si faccia trascinare per le vie di una Londra in secondo piano, quasi anonima.

Skellig – Ottimi alcuni riferimenti significanti sulla figura di Tim Roth, degni di approfondimento, che dietro ad esse vi sia celato qualche messaggio subliminale.

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