The perfect candidate, recensione del film di Haifaa Al Mansour #Venezia76

The perfect candidate venezia 76

Una storia ispirata a fatti realmente accaduti e di grande attualità arriva in concorso nella prima giornata della 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ad opera della regista Saudita Haifaa Al Mansour, già autrice di La bicicletta verde e Mary Shelley – un amore immortale.

 

The perfect candidate racconta in maniera originale la vicenda di una donna forte, determinata, che vive con il padre musicista e le due sorelle, lavorando come medico d’emergenza in un pronto soccorso. Un giorno riceve una candidatura alle elezioni comunali della sua città, tanto inaspettata quanto scomoda. Da quel momento le sue decisioni sconvolgono la tranquillità e l’ottusità della comunità e della sua famiglia, facendo emergere le infinite difficoltà dell’essere la prima candidata a competere per un ruolo che vorrebbe solamente uomini a ricoprirlo.

Haifaa al-Mansour è l’ottava figlia, di dodici, del poeta Abdul Rahman Mansour, che fin da piccola le ha trasmesso la passione per il cinema, mostrandole, quasi clandestinamente, i suoi film prediletti in videocassetta, vista la difficoltà di vederli in sala Arabia saudita, soprattutto per una donna. Si è poi laureata in lettere all’Università Americana del Cairo e successivamente in regia cinematografica a Sidney in Australia. Haifaa al-Mansour racconta che quando ha cominciato a fare cinema non era intenzionata a raccontare storie incentrate sulla questione femminile, ma si rese conto subito che il problema fosse troppo importante per non essere affrontato.

In The Perfect Candidate la regista saudita ha scelto di raccontare la storia di una giovane dottoressa che sfida il sistema patriarcale, l’ottusità e le idee bigotte di una società maschilista radicata nel suo paese d’origine. La regista ha voluto però avere uno sguardo ottimista, costruendo nel suo film una visione positiva del ruolo che le donne saudite possono e devono ricoprire. Soprattutto ha voluto sottolineare l’importanza e il diritto inalienabile di essere artefici del proprio destino, liberandosi del peso di un sistema che da secoli ha deliberatamente ostacolato l’emancipazione femminile. Haifaa al-Mansour sottolinea nella sua storia l’importanza delle profonde tradizioni culturali e artistiche e di come queste siano state proibite in un momento importante di sviluppo del suo paese. Oggi Cinema, gallerie d’arte, teatri, sale da concerto, sono state finalmente riaperte, facendo rinascere la speranza di un nuovo corso e la conservazione di un patrimonio culturale che rischiava di cadere per sempre nell’oblio. E in questo, le donne avranno l’opportunità di contribuire e partecipare a una società che per generazioni intere le ha estromesse.

Lontano dalla fotografia patinata e dalla sontuosità di Mary Shelley – un amore immortale, The perfect candidate risulta ben scritto e congegnato, con espedienti narrativi mai banali, come ad esempio il modo fortuito che porterà la protagonista a candidarsi per il consiglio cittadino. Tutti i personaggi sono sufficientemente caratterizzati e contribuiscono armoniosamente a costruire uno spaccato della condizione delle donne in Arabia Saudita. Gli attori sono calati nei ruoli, anche se alcuni forse si rivelano eccessivamente caricati, soprattutto i personaggi di contorno, allontanando la narrazione dal gusto realistico che il film avrebbe meritato e spostandosi su una costruzione forzata di gusto televisivo.

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