Una Sirena a Parigi, recensione del film di Mathias Malzieu

Sirene, magia, canzoni e la luci di Parigi nel nuovo film dell'autore francese.

Una Sirena a Parigi

Trai titoli ospitati nelle sale in questi primi giorni di effettiva riapertura dopo circa sei mesi dalla chiusura generale a causa dell’emergenza sanitaria mondiale, c’è Una Sirena a Parigi, il nuovo film di Mathias Malzieu che, dopo La meccanica del cuore, torna a portare sul grande schermo un suo romanzo, scegliendo questa volta il live action e cedendo all’animazione soltanto nel prologo e nell’epilogo.

 

Una Sirena a Parigi, la trama

Tutto accadde nell’estate del 2016; una pioggia torrenziale inonda le strade di Parigi, la Senna esonda e la città è immersa in un’atmosfera apocalittica. I dispersi aumentano di ora in ora mentre il fiume trascina con se detriti e oggetti di ogni tipo. Gaspard Snow viene attratto da un canto melodioso e seguendone il suono, scopre il corpo ferito di una sirena adagiata sotto un ponte.

Decide di condurla a casa sua per curarla ma nel frattempo lei svela a Gaspard il suo potere misterioso; chiunque ascolti il suo canto cade vittima del suo fascino e si innamora perdutamente di lei. É un incantesimo al quale non può sottrarsi neanche Gaspard, così convinto di essere immune all’amore.

Insieme troveranno il modo di superare ogni oggettiva avversità dovuta alle loro diverse “nature” e non ultimo, riusciranno a mettere in salvo il Floweberger, il locale di arte e musica creato da Gaspard e situato a bordo di un’imbarcazione ancorata lungo la Senna.

Una fiaba fuori dal tempo

Questa recensione di Una sirena a Parigi mette in evidenza in particolar modo la bellezza della messa in scena che disorienta lo spettatore e lo porta a spasso nel tempo. Mathias Malzieu adotta scenografia, colori e costumi che ricordano gli anni ’50 e un cinema sognante, che strizza l’occhio al musicarello e che sembra per questo sospeso nel tempo. Sono molto poche le scene in cui abbiamo la percezione di trovarsi ai nostri giorni, mentre tutte le scene ambientate in casa di Gaspard, per le strade di Parigi e nel Flowerburger sembrano venire da un passato incantato in cui una sirena ferita sembra essere il più normale dei fenomeni e il fatto che si innamori di un pescatore di sogni la più plausibile delle rivelazioni.

Il film presenta delle debolezze nello sviluppo dei personaggi che non hanno un vero e proprio arco narrativo ma che si trovano più o meno nella stessa posizione di partenza, a fine film, pur vivendo un cambiamento di dinamiche e situazioni. L’alchimia tra Nicolas Duvauchelle e Marilyn Lima, interpreti di Gaspard e della sirena Lula, è evidente, ma menzione d’onore spetta a Rossy De Palma che con la sua incredibile presenza scenica regala al film i suoi momenti eccentrici meglio realizzati.

Un film tenero e sognante

Debole anche lo sviluppo della storia relativa all’antagonista, la povera Milena (Romane Bohringer) che, rimasta vedova del suo amato marito, ucciso dal canto della sirena, dedica le sue energie alla vendetta. Nonostante queste debolezze e qualche incertezza tecnica soprattutto in fase di montaggio, Una Sirena a Parigi gode di un’atmosfera sognante e di una tenerezza che è propria di ogni storia dell’autore/regista e ne conferma la poetica ingenua e genuina che ne ha caratterizzato il successo.

Una Sirena a Parigi è una romantica storia d’amore interrazziale che si avvale di una scenografia magica e di una location, la città delle luci, che si conferma ancora uno dei posti più romantici del mondo (terraferma e oceani compresi).

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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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