Un’Avventura, recensione del film con Laura Chiatti e Michele Riondino

Un'Avventura recensione

Mentre i cinema italiani hanno ancora in programmazione Bohemian Rhapsody che celebra il mito di Freddie Mercury e i suoi fan, arriva in sala Un’Avventura, la storia d’amore che omaggio invece le canzoni di Battisti e Mogol, senza ripercorrere la strada del biopic, ma facendo propria la lezione di quell’Across the Universe molto apprezzato nel 2007.

 

Là dove l’omaggio era ai Beatles e alla loro musica, che, di brano in brano intesseva una storia romantica, con tanto di titolo del film o di nomi di personaggi che richiamavano i titoli delle canzoni (i protagonisti si chiamavano Jude e Lucy!). Anche in questo caso abbiamo un film musicale, diretto da Marco Danieli, il cui titolo è una delle canzoni più famose dei due cantautori italiani e i personaggi rimandano immediatamente ad alcune delle loro canzoni più famose (peccato che la presenza di una Francesca e di una Linda facciano subito indovinare che piega prenderà la storia!).

Un’Avventura è quindi il racconto di un amore che nasce e si concretizza, e poi si trasforma, arrivando a toccare ogni stadio di una relazione che i brani di Battisti-Mogol hanno cantato così bene nel corso degli anni. Uno spaccato di storia della cultura nazionale, non solo musicale, un posto che brani come Acqua Azzurra, Acqua Chiara oppure 10 Ragazze per me occupano di diritto.

Il film è attentamente coreografato e meticolosamente interpretato da Laura Chiatti e Michele Riondino, che sono avvezzi al canto e che per l’occasione si cimentano anche nel ballo, peccato però che il risultato sia in più di una occasione buffo, a tratti involontariamente trash.

I riferimenti si sprecano, dal tango di Roxanne da Moulin Rouge, al tip tap sotto la pioggia, omaggio spiccicato a Cantando sotto la pioggia e La la Land contemporaneamente. Non c’è dubbio che l’operazione sia stata studiata per bene e che i riferimenti siano chiari nella mente di chi li ha messi in scena e nelle intenzioni degli esecutori, tuttavia il risultato è goffo.

Non c’è la teatralità di Luhrman, la regia di Chazelle, né l’eleganza di Gene Kelly o l’attenzione con cui Julie Taymor ha raccontato una storia snodandola sulle note dei baronetti inglesi. E anche la scrittura dei personaggi sembra oscillare tra un luogo comune e l’altro, senza mai tracciare una vera identità a questi due protagonisti che sono, oltretutto, circondati da figure bidimensionali e che fanno fatica ad emergere.

L’omaggio alla grande musica della nostra storia sarà sicuramente apprezzato dagli estimatori ma Un’Avventura si limita ad essere soltanto un incoraggiamento al karaoke in sala, cosa che sembra andare molto di moda, di recente. Con buona pace delle bellissime e struggenti canzoni protagoniste.

Un’Avventura, il trailer

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
unavventuraIl goffo tentativo di imitazione di diversi modelli internazionali fa perdere l'identità del film, la cui visione è sopportabile soltanto grazie all'indiscussa bellezza dei brani musicali.