La prima inquadratura di Rocco è decisamente emblematica. Il documentario dedicato alla vita del più grande pornoattore italiano di tutti i tempi si apre infatti con un’immagine del suo membro; quel membro che – per ammissione dello stesso protagonista – ha contribuito a renderlo una celebrità indiscussa e, al tempo stesso, ha marchiato per sempre la sua vita.

 

Da quell’immagine legata nell’immaginario collettivo (sia maschile che femminile) alla potenza e alla virilità assoluta, si apre una finestra su un mondo – quello del porno – che risucchia come un vortice chiunque ne venga travolto, un mondo sporco agli occhi dei più, regolato da meccanismi tanto complessi quanto spaventosi.

Il documentario Rocco esplora la vita di Rocco Siffredi a pochi giorni dalla realizzazione del suo ultimo film a luci rosse, con il quale la star ha ufficialmente detto addio al mondo dei film hard in qualità di attore. Un addio sofferto ma ponderato – assolutamente necessario per ristabilire l’ordine nel caos di una vita vissuta all’ombra di una sessualità tanto liberatoria quanto disumanizzante -, che viene raccontato non solo attraverso i momenti che Rocco condivide con le persone che ogni giorno lavorano con lui o che condividono la sua quotidianità, ma soprattutto attraverso i ricordi dolorosi e le parole sincere di un uomo che continua ancora oggi ad essere schiavo dei propri desideri e dei propri impulsi.

rocco

Perché il più grande merito di Rocco, diretto dai registi francesi Thierry Demiziere e Alban Teurlai, è quello di rispondere ad un’esigenza voyeuristica che travalica l’elemento pornografico per indagare (come molto spesso accade nei doc dedicati a personalità tanto idealizzate ed esaltate come quella di Siffredi) l’uomo dietro il mito, l’essere umano dietro il personaggio pubblico, la persona ancora tormentata da quei demoni del sesso che costantemente intaccato una vita di assoluta perfezione e che, altrettanto costantemente, provano a virare un’esistenza verso la totale autodistruzione.

Una testimonianza intima e priva di ovvietà su una figura tormentata e carica di contraddizioni, simbolo della dominazione per eccellenza, schiavo di tutto ciò che ha contribuito a renderlo un’icona indiscutibile del nostro tempo.

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