
Come nasce l’idea dietro al film e dietro al titolo? Risponde Alessandro Rossetto : “Il titolo Piccola Patria l’ho deciso quando ho trovato il borgo, quindi l’Hotel, il maneggio e la roulotte. Per me quello era un chilometro quadrato di Texas, che per me era una Piccola Patria. L’idea dietro al film era di partire nel raccontare la paura della mercificazione del corpo dei giovani e del loro destino oggi. Da questo inizio abbiamo poi raccolto tutte storie di amore tradito, perduto, storie di ricatto. Tutto questo lo abbiamo attaccato e condensato all’idea iniziale.

Quindi si può parlare di una sorta di improvvisazione guidata? “Alcuni attori non avevano la sceneggiatura, sapevano settimana per settimana, giorno per giorno il lavoro che gli aspettava. Abbiamo prestato molta attenzione al lavoro delle coppie, dopotutto questo è un film di coppie. Li facevamo stare insieme per creare un rapporto, un territorio di lavoro insieme. Ho cercato di creare attraverso la casa, gli oggetti, l’abbigliamento un rapporto continuo con lo spazio e i corpi per portare delle tracce di vita vera nella pellicola. La messa, il comizio e il raduno country erano situazioni e realtà vere, noi abbiamo solo calato all’interno gli attori.”
Risponde a proposito Lucia Mascino , che interpreta la mamma della protagonista Luisa: “Io non sono veneta, e quindi all’inizio improvvisare in veneto per me non veniva facile quindi abbiamo dovuto cambiare e dare al mio personaggio l’adozione veneta, perché non ero credibile. Conosco Alessandro Rossetto da tempo, ma una cosa che ho scoperto e ammiro molto in lui è la sua grande capacità di stare in uno spirito di ispirazione continua. Durante le riprese magari noi certe cose non le capivano, ma in realtà lui aveva tutto in testa e gli ha dato poi un senso. C’è in lui un costante rispetto del momento di ispirazione, che è un processo molto difficile. E’ quindi molto bello essere di fronte a qualcuno che si prende la responsabilità di tenere occupata una troupe intera a servizio della sua ispirazione.”

Le notizie di cronaca non potrebbero essere più in linea con il film, ambientato nella provincia Veneta, tra comizi di indipendentisti e paura e razzismo verso lo straniero. Cosa ne pensa il regista? “Sono nato e cresciuto in quei luoghi e ho continuato a frequentarli ultimamente per girare questo film. Per chi è veneto del nord est gli ultimi anni sono da sempre stati contaminati da questo tipo di pulsione. Sono cicli di una continua cultura leghistoide. Per quanto saprete che la Lega ha deluso molto il nord-est… In una regione dove l’etica del lavoro e la dedizione è leggendaria, la crisi ha morso in maniera molto intima; ha morso le soggettività più che in altre realtà. Il problema veneto è che molte famiglie dagli anni 70 in avanti si sono trasformate in piccole aziende. E ciò ha fatto si che molti nuclei familiari sono stati i più colpiti dalla crisi perché al loro interno si erano create realtà micro-aziendali, e questa cosa ricade ovviamente sul territorio. E il territorio stesso è diventato uno specchio di questa decadenza (capannoni vuoti, aziende chiuse, etc.)”.
Infine la conferenza stampa è stata piacevolmente interrotta da una performance live di Maria Roveran accompagnata da Marco Guazzone & STAG. L’attrice è infatti autrice e compositrice dei brani presenti nel film , oltre ad aver rivisitato in chiave contemporanea alcuni cori di ispirazione popolare: “Ho scritto io le canzoni che sentirete nel film, e per me è stato un onore. E’ stata un progetto molto importante, soprattutto a livello linguistico. Io sono di origini venete e per me è stato comunque un grande lavoro riscoprire il mio dialetto. Nel film sono presenti due brani della tradizione della mia regione e a Venezia 70 ho avuto l’occasione di conoscere Marco Guazzone & STAG e da lì abbiamo iniziato questa collaborazione musicale. Insieme andremo in diverse città nel nord Italia ad esibirci con il Piccola Patria Tour per promuovere il film e questa tradizione linguistica.”

