Una Fragile Armonia uscite al cinemaUn celebre quartetto d’archi è costretto a fare i conti con un grave dramma dopo quasi venticinque anni di collaborazione: uno dei loro membri è colpito da un male incurabile e il precario equilibrio del gruppo si frantuma in una polifonia disarmonica dettata dall’ego di ogni musicista. Gelosia, tradimento e passioni inopportune minacciano l’esistenza del quartetto alla ricerca di una conciliazione tra la perfezione della musica e l’imperfezione della vita.

 

Yaron Zilberman esordisce alla regia dopo il premio Oscar ottenuto per il documentario Watermarks. Con uno spunto interessante che si avvale della sfida di riprodurre il Quartetto d’archi dell’Opera 131 di Beethoven come metafora del fluire ininterrotto delle molteplici voci e della casualità della vita, Una fragile armonia (A Late Quartet) è un’opera alquanto ambiziosa, ricca di temi degni di riflessione quali il rapporto tra l’arte e l’uomo, la complessa relazione fra talento e amicizia, nonché la fragile unità di un quartetto di musicisti che mette la vita in secondo piano per consacrarsi alla sublime armonia della musica.

Tuttavia, il film smarrisce parte del suo fascino a causa di una sceneggiatura che non sfrutta fino in fondo gli spunti introdotti nel corso della storia, preferendo soluzioni più rassicuranti ed evocando il perfetto finale de Il Concerto di Radu Mihăileanu. Ma Una fragile armonia è comunque in grado di insegnarci che il palcoscenico resta pur sempre un luogo sottoposto allo scorrere del tempo e che bisogna avere il coraggio di abbandonare con dignità quando occorre mettersi da parte e lasciare spazio al cambiamento.

Immerso in una New York innevata e malinconica, il film di Zilberman si poggia in gran parte su un ottimo cast che conferisce un grande valore alla pellicola raffinata eppure imperfetta alla quale assiste lo spettatore. Attori solidissimi e di prim’ordine, con Philip Seymour Hoffman nel ruolo del secondo violino che ambisce alle gratificazioni del numero uno, Catherine Keener moglie tormentata con l’anima in pena come le note dolorose della sua viola, e il violoncellista Christopher Walken, figura paterna e ponte di coesione tra ego in conflitto. Una piacevole scoperta Mark Ivanir, il primo violino ossessionato dalla perfezione, attore meno navigato dei colleghi ma decisamente all’altezza del gruppo.

Il debutto alla regia di Yaron Zilberman è una pellicola ben confezionata che non intende rivolgersi esclusivamente a un pubblico di esperti musicali, poiché la sublimità della musica di Beethoven si scontra con la fragilità dell’essere umano che si manifesta nelle sue contraddizioni. Del resto, come ricorda il malinconico Peter (Walken), “siamo tutti fuori tonalità”.

Distribuito da Good Films, Una fragile armonia è in sala in questi giorni.

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