Visionario di Mezzanotte a Venezia: Sal di James Franco

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Dopo la settimana tutta glamour con Madonna e George Clooney, inizia la settimana più autoriale, in cui alle star conclamate, comunque sempre presenti, si affiancano gli autori più interessanti, Soderbergh, Solondz, McQueen, Crialese e altri.

A metà strada tra il fandom e l’autorialità si posiziona James Franco, che presenta, nella sezione Orizzonti, quella più sperimentale del Festival, il film di cui è regista, Sal, che narra gli ultimi giorni di vita di Sal Mineo, il ragazzino perduto di Gioventù bruciata, omosessuale libero e creativo, che dopo essere stato candidato all’Oscar due volte, finisce presto per essere dimenticato, e negli anni ’70 lotta per avere ancora una posizione nell’industria cinematografica e teatrale statunitense.

Il film è registicamente molto semplice, scarno e senza fronzoli, la macchina è spesso ferma, le inquadrature sono più dei “cadrage” ben costruiti e bilanciati tra oggetti e personaggi, e molto spesso predomina il fuori fuoco, se questo sia voluto o casuale, non è chiaro.

Quello che manca in effetti è una poetica uniforme che identifichi il film, che probabilmente vuole affrontare troppe argomentazioni di nicchia in una volta sola: Hollywood degli anni ’50, gli anni ’70, il movimento omosessuale, il tutto condito con un tentativo di essere autore.

Sicuramente il punto di riferimento di Franco sono i film sperimentali e “camp” degli anni 70, della beat generation, molte scene ricordano il film Pull my daisy, dell’icona del movimento, Jack Kerouac e anche i film pop di Andy Warhol, in cui tutto va bene, tutto è parte della scena.

James Franco è decisamente emozionato presentando il suo film in Sala Grande, che avrebbe un impatto emotivo su chiunque, e ringrazia il pubblico di essere presente nonostante l’ora,  dice di essere contento di non essere stato presentato nella stessa settimana di Clooney.

Il film è stato proiettato oltre le 24, ma la sala era piena, i biglietti esauriti e ci sono state lunghe code di attesa anche per gli accreditati non privilegiati.

Gli applausi scrosciano a fine proiezione, ma è difficile dire quali siano sinceramente rivolti al film e quali semplicemente alla star, d’altra parte, è pur sempre la settimana di transizione tra il glamour e l’autorialità.

Alice Vivona
Alice Vivona
Laureata in filmologia all'universitá Roma Tre con una tesi sul cinema afroamericano. Si guadagna il pane facendo la video editor, ma ama scrivere dei film che vede, anche su superficialia.tumblr.com Scrive per cinefilos da Settembre 2010
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