
500 giorni insieme, lungometraggio d’esordio di Marc Webb, veterano dei videoclip musicali, ci racconta con originalità e garbo una bella storia di quasi amore (scritta da Scott Neustadter e Michael H. Weber). La vicenda di Tom e Sole viene percorsa con un’esposizione non cronologica dei fatti; il racconto balza spesso e volentieri avanti e indietro lungo la linea temporale (i 500 giorni del titolo), fornendo sempre pronte indicazioni – un magico numerino che inaugura ogni saliscendi – allo spettatore, altrimenti condannato a perdere la bussola. Una scelta interessante, vivace, capace di suggerire orizzonti piacevolmente ingannevoli nel grande gioco del racconto.

Simpatica ed efficace la scelta dell’IKEA come termometro amoroso della coppia: Tom e Sole vengono mostrati nel noto santuario svedese sia ai lieti albori della loro relazione, sia in un momento di stanchezza sentimentale. Nel primo caso saltano spensierati tra cucine e salotti, immaginando il futuro; nel secondo sono divisi, da un canyon di noia e timore. Difficile non avere avuto dimestichezza (se non per esperienza personale, almeno per buono spirito osservativo) con situazioni del genere.
Infine, una nota di merito, tutta per Marc Webb . Il regista evita infatti il ricorso massiccio ai lineamenti del video musicale, suo territorio di provenienza, aggirando quindi la tentazione di sottolineare la propria origine artistica; al contrario, dosa il suo bagaglio con gusto e accortezza, e lo fa esplodere per dipingere di gioia coreografica l’animo dell’innamorato Tom che ha appena conquistato Sole o, ancora, se ne avvale per raccontare una festa a casa di Sole dividendo lo schermo in due: una metà dedicata a quanto “realmente” accaduto, l’altra a come Tom avrebbe desiderato andassero le cose.
Bel film, (500) giorni insieme, ma non per tutti: chi ha qualche grana sentimentale in corso potrebbe uscirne fortemente provato. Per gli altri, sarà un piacere guardare e farsi coinvolgere.

