Alla Berlinale 2015 è il giorno dell’unico film in concorso italiano, Vergine Giurata, dell’esordiente Laura Bispuri con la premiata Alba Rohrwacher. Siamo in Albania, dove le donne sono ancora tenute al confine della società; molte cose comuni fra gli uomini sono per loro precluse, tanto che molte giurano di restare vergini e vivere come maschi. Mark, il personaggio principale della storia, compie esattamente questa scelta, rinuncia totalmente alla sua femminilità e si trasforma in un uomo a tutti gli effetti, maltrattando il proprio corpo e lo spirito.
“L’incontro con Alba mi
ha cambiato la vita”, ha detto la giovane regista, “ho
pensato a lei sin dall’inizio, era l’unica attrice capace di
interpretare perfettamente questo ruolo e sono ancora più convinta
a film terminato. Fra noi c’è stato un vero e proprio rapporto
simbiotico, c’è stata una preparazione lunga tre anni durante la
quale ci siamo frequentate moltissimo, abbiamo parlato del film e
letto il copione fino ad avvicinarci al momento delle riprese e
affrontare il personaggio al completo. Abbiamo cercato delle linee
guida rispetto all’uso del corpo, alla trasformazione fisica, poi
tutto è stato piuttosto naturale, semplice. Eravamo vicine nel
trovare i piccoli cambiamenti del personaggio, anche perché ne
eravamo innamorate”. Parole sincere di affetto, quelle che la
regista ha dedicato alla sua attrice, che ricambia con altrettanta
schiettezza: “Anche per me l’incontro è stato bellissimo, la sua
fiducia nei miei confronti mi ha dato coraggio e coscienza di
intraprendere questa impresa spericolata, le sono davvero grata per
essermi stata così vicina, per aver condiviso un percorso
indimenticabile”.
Nel
film è interessante vedere come il corpo, della protagonista ma
anche delle atlete di nuoto sincronizzato al centro
dell’attenzione in più di un momento, sia in qualche modo
sempre modificato, cambiato, con bende pettorali o trucco molto
pesante: “L’elemento corporeo è fondamentale nel film, la parte
italiana è il racconto di un corpo congelato che compie pian piano
uno scongelamento. Fa dei piccoli passi per tornare alla vita
normale, la scena in cui Mark/Alba si asciuga
i capelli è simbolica. L’idea della piscina nasce perché era
importante vedere la protagonista a contatto con corpi spogliati,
liberi.” Accanto alla piscina anche il simbolismo del nuoto
sincronizzato: “Mi è sembrato uno sport perfetto per dare
un’immagine femminile dei nostri tempi, nuotano in acqua molto
truccate, devono sorridere a tutti i costi, è un’idea di
femminilità sbagliato, non si può essere sempre perfetti. Mark
aiuta a capire che non c’è bisogno di stare dentro questa
definizione di donna assoluta”.
Se l’acqua è un elemento che ricorre anche nei precedenti cortometraggi della regista, la storia delle vergini giurate è un’idea nuova, raccolta in una parte dell’Albania in cui ancora le donne hanno pochi diritti e sognano la parità: “La vicenda delle vergini giurate è per me un punto di partenza, un viaggio interiore ed esteriore, tramite il quale fare una grande riflessione sulla libertà, l’identità. Sono andata in Albania più volte per vivere direttamente l’esperienza, ho incontrato molte vergini giurate che mi hanno aiutato tantissimo nella stesura della sceneggiatura. Addirittura una si vede nel film, è il personaggio di Pal. Le tradizioni e le vicende che si vedono nel film esistono davvero, siamo ancora lontani da una parità fra uomo e donna. Una volta, parlando con una giovane vergine giurata, le ho chiesto quale fosse il suo sogno: mi ha risposto guidare la macchina. Capite bene che ancora c’è tantissima strada da fare”.