Festa di Roma 2015, Antonio Monda: “La Festa è quella che intendo io”

“Siamo partiti in corsa e volevamo creare una Festa della città – così esordisce Piera Detassis, membro del nuovo Consiglio di amministrazione della Fondazione Cinema – Voglio ringraziare non solo Antonio Monda, ma tutta la commissione per la qualità dei film e degli incontri. La Festa deve essere la vetrina di un lavoro di un anno, quello della Fondazione Cinema per Roma, che lavora a pieno regime è che dà valore all’audio-visivo”.

 

La conferenza stampa di chiusura della Festa di Roma ha regalato più di qualche momento di imbarazzo, principalmente legato alla discrepanza tra quello che si è percepito tra gli addetti ai lavori durante gli ultimi 9 giorni e quanto invece è stato detto e applaudito in sede di conferenza con la stampa.

Che la Selezione Ufficiale sia stata senza dubbio di buona qualità è innegabile, ma fingere che tutto sia filato liscio, anche di fronte ai numeri inequivocabili che hanno visto anche gli eventi gratuiti poco frequentati, sembra decisamente troppo.

La Detassis in particolare, ha dichiarato la sua soddisfazione per un lavoro che non si concentra nella settimana dell’evento dell’Auditorium, ma che attraverso molte forme ed eventi si snoda in tutto l’anno solare: “Non ci occupiamo solo di cinema, ma di TV e documentario. La Festa li mescola e il mercato, in cui abbiamo avuto un grandissimo riscontro, li copre tutti, a partire dal Roma Fiction Fest che arriverà tra pochissimo. Tutto questo richiede uno sguardo complessivo sul lavoro di Festa che deve essere diverso. Questo è un lavoro di un primo anno che possiamo perfezionare e questo è il punto di vista da proporvi come Fondazione Cinema per Roma”.

L’atteggiamento pragmatico e positivo della Detassis viene subito però sostituito dalla presa di posizione di Antonio Monda, Direttore Artistico, che comincia il suo discorso con una presa di posizione, un chiarimento di fronte ai giornalisti a giustificare quel peggioramento degli incassi (circa il 20% in meno rispetto allo scorso anno, percentuale provvisoria) che sembra in qualche modo offuscare quello che lui considera evidentemente un trionfo: “Un giorno e una sala in meno (la Santa Cecilia, 2500 posti). Si traduce in 13.000 posti in meno come offerta, in tutto abbiamo avuto 9.000 posti in meno. Cioè ne abbiamo guadagnati 4.000, il segno è positivo. Abbiamo conquistato anche la stampa straniera, non solo i giornali si settore, ma anche testate come il New York Times”.

Come si accennava sopra, la qualità dei film è senza dubbio stata importante, e Monda ne è consapevole, facendosi anche un po’ scudo di questo contro tutto ciò che non è piaciuto, come gli incontri, autoreferenziali ed estremamente concentrati sul rapporto tra il moderatore stesso e la star di volta in volta ospite.

“Voglio congratularmi con tutti quelli che hanno selezionato i film- ha spiegato Monda – sono particolarmente contento anche per gli incontri, mi piace il fatto che ci siano stati film “caso” come Lo chiamavano Jeeg Robot, ma anche le retrospettive sono state seguitissime”.

E sull’identità, tanto discussa, dell’evento capitolino, sulla differenza del Festival rispetto alla Festa, Monda finalmente chiarisce la sua posizione, che guiderà la kermesse almeno fino al 2017: “La mia idea di Festa è la condivisione del cinema, dove per cinema si intende uno spazio buio in cui le persone condividono un film. questa è la mia Festa. Tutto il resto, red carpet, lustrini, gente, è benvenuto ma viene dopo. La mia è una sinergia informale con il Festival di Londra, con il quale ci siamo scambiato dei film, visto che sia io che la sua direttrice, Sandra Hebron, una donna intelligentissima, eravamo interessati agli stessi film. Così ce li siamo divisi, per esempio Truth, che noi abbiamo avuto in apertura e loro il giorno dopo (con tanto di protagonista ospite, ndr) oppure come Office 3D che invece è passato prima da loro”. Belle parole, se non fosse che dopo pochi minuti è lo stesso Monda a contraddirsi proprio sullo stesso tema spiegando che non ha scelto Suffragette con Meryl Streep perché aveva aperto Londra e non voleva prendere il film “immagine” di un altro festival.

Per quanto riguarda invece il futuro dell’evento (non osiamo chiamarlo Festa, visto che la Festa è soltanto quella che intende lui), Monda è chiaro: “Nessuno premio fino a che ci sarò io, mentre per quanto riguarda gli ospiti ci lavoreremo di più l’anno prossimo. Ci sono anche problemi di policy, ma lavoreremo anche su questo. Ho inseguito tanto Steve Jobs con Michael Fassbender, ma c’è stata anche l’opposizione della distribuzione. Tutto l’anno, ormai, è zeppo di eventi, per cui non c’è un buon momento, l’unica scelta che abbiamo è cambiare formula. Noi siamo un’altra cosa ed è festa nel senso che intendo io, non per quello che si intende di solito. Il mio modello ideale sarebbe il New York Film Festival”.

Che quest’anno però ha presentato Steve Jobs e Il Ponte delle Spie di Steven Spielberg, aggiungiamo e chiudiamo noi.

- Pubblicità -