Escluso totalmente dal concorso ufficiale, a differenza dello scorso anno che ha visto ben tra italiani in lizza per la Palma d’Oro, il nostro cinema in questo 2016 ha trovato spazio a Cannes in sezioni collaterali come Un Certain Regard e la Quinzaine des Realisateurs, magari meno prestigiose ma ugualmente interessanti rispetto alla competizione. Con il Festival iniziato ufficialmente appena ieri 11 maggio, è proprio la Quinzaine des Realisateurs a partire con i fuochi d’artificio e uno dei nostri migliori autori. Parliamo di Marco Bellocchio, che nel Teatro della Croisette situato nelle viscere dell’Hotel Marriott ha presentato il suo Fai Bei Sogni, film tratto dal best seller di Massimo Gramellini. Accolto da numerosi applausi, il regista de I Pugni in Tasca ha convinto l’intera stampa internazionale, tanto che il Q&A post-proiezione in realtà ha avuto più apprezzamenti che vere e proprie domande. Fra queste, la questione scottante – diciamo così – degli italiani scartati dal concorso, che arriva forse nel momento migliore del cinema nostrano da anni a questa parte: “Non ci vedo nessun caso internazionale, può succedere, inoltre nonostante questo il cinema italiano sta godendo davvero di ottima salute” ha detto lo stesso Bellocchio, emozionato e pregno di orgoglio, “i giovani d’oggi possono giovare di un sistema produttivo molto più snello rispetto a quando è iniziato, è molto più facile fare film, girare opere prime, per questo motivo stiamo vedendo moltissimi lavori, molte opere prime di qualità. Chiunque può decidere di girare qualcosa, dobbiamo essere grati di questa democrazia artistica. Se mi chiedete qualche nome però preferisco essere cauto, ci sono tantissimi autori e tutti abbastanza permalosi, funziona così in questo mestiere, dimenticherei qualcuno senza volerlo e ne soffrirei.”
Con Fai Bei
Sogni, il regista di Bobbio torna a raccontare temi a lui
molto cari come la fede, l’amore assoluto fra madre e figlio, il
passato; proprio quest’ultimo elemento vive nell’opera tramite
simboli assoluti, che inquadrano la trama in un preciso momento
storico, pensiamo al Belfagor di
Claude Barma, a
Canzonissima di Raffaella
Carrà, alla tragedia di Superga che ha coinvolto il grande
Torino, immagini e ricordi che passano sulle TV del film. “Belfagor
è stato messo nel film perché c’era già nel libro, ci è sembrato
una figura cardine, che il piccolo Massimo (il protagonista ndr.)
elegge a suo protettore per non impazzire. È dunque si un fantasma
che in superficie può spaventare, ma può anche essere una figura
positiva. Inoltre rappresenta uno degli ultimi momenti di Massimo
con la madre, per questo diventa così importante per lui e per
noi, tanto che lo abbiamo inserito più e più volte sullo
schermo.”
Se a dare il volto al
Massimo adulto, ormai cresciuto e quarantatreenne, è
Valerio Mastandrea, suo medico e confidente, per
non dire unica amica, è Berenice Bejo, l’attrice
francese che ha caratterizzato l’indimenticabile The
Artist. La moglie del regista Michel
Hazanavicius, che ha girato le sue scene nel sud della
Francia, recita insospettabilmente in italiano, lingua per lei semi
sconosciuta. Oltre al francese e all’inglese, possiede infatti solo
un’infarinatura di spagnolo, per questo motivo ha studiato per
oltre un mese le battute del copione. “Sono arrivata sul set
capendo bene l’italiano, ma senza parlarlo alla perfezione, è
infatti capitato qualche errore che ha suscitato l’ilarità di
tutti”. Lo sa bene Mastandrea, che ha raccontato la prima scena
girata con la Bejo in coppia: “Alla mia battuta lei doveva
rispondere SI, invece durante un take se n’è uscita dicendo PRONTO,
ho pensato ‘chi è che sta telefonando?’”. Co-prodotto da Italia e
Francia, il film è ancora alla ricerca di una data esatta di
uscita, per il momento per Marco Bellocchio e i suoi attori tocca
“accontentarsi” del calore del pubblico della Croisette.