Punta il dito contro gli Stati Uniti, ma anche contro l’Europa Spike Lee, il regista sessantunenne che è arrivato in concorso a Cannes 2018 con BlacKkKlansman, il suo ultimo film con protagonisti John David Washington e Adam Driver, entrambi al Festival.
In conferenza stampa però è stato un one man show, o un comizio: Lee parla come fosse a un comizio, appellando “figlio di puttana” il presidente Trump e aggiungendo: “Io non ho la palla di cristallo su cosa ancora potrà accadere, ma vi assicuro che il mio cinema è un flusso in costante allarme. Vorrei vedeste questo film come un film sulla speranza. Ma nessuno è sordo o cieco, io sono consapevole di cosa sta accadendo, il problema è globale, e succede dove abito. Bisogna smuovere le persone dalle loro certezze.”
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Poi aggiunge: “Non darò risposte ma porrò domande, provocazioni e discussioni. Non possiamo farcele scivolare addosso, tutti conosciamo intimamente la differenza fra il giusto e lo sbagliato”. Uno Spike Lee sul piede di guerra, che si scaglia violentemente contro il suo Paese, ma che tira in ballo anche gli Europei e le emergenze che affliggono il Vecchio Continente: “Non è vero che gli Stati Uniti sono un paese fondato sulla democrazia, sono un paese fondato sulla schiavitù e sul genocidio. Vi chiedo un favore: non guardate a questo film come una storia che riguarda solo l’America, è un problema globale che coinvolge tutti i paesi. Pensate a come vengono trattati i musulmani, i migranti.”
Infine, commentando Donald Trump e il suo operato all’indomani degli scontri di Charlottesville la scorsa estate, Spike Lee ha dichiarato: “C’è un tipo alla Casa Bianca, non dirò il suo nome, che nel momento della tragedia non ha saputo dire una parola nella giusta direzione, non ha ricordato che l’amore può battere l’odio”.
BlacKkKlansman di Lee si chiude sui filmati di quegli scontri, un pugno allo stomaco dello spettatore, uno schiaffo per svegliarlo: “Quella tragedia è avvenuta dopo che noi avevamo finito le riprese e appena ho visto cosa era successo ho capito che doveva essere il finale del nostro film”.