Fermi tutti, momentanea interruzione delle comunicazioni per dare una ferale notizia a tutti i maschi single in arrivo alla Mostra. Da fonti certe, Eva Carducci, l’adorata e corteggiatissima ‘sellerona’ di Cinematografo, sembra aver trovato finalmente un fidanzato degno di lei. Venezia 73Quasi la raggiunge in altezza – e non è cosa da poco – di colorito è un po’ verdognolo ma sembra fisicamente ben piazzato, vari paparazzi del Lido l’hanno vista arrivare con questo nuovo affascinante individuo e… ah no, aspè. Come non detto. È il solito armadio pieno de scarpe, accessori per le riprese e kalashnikov che si porta dietro. C’è ancora speranza, mettete via i barbiturici.

 

Comunque, fa bene a incollarsi l’intero guardaroba da casa. Mica come me, che avete rischiato di vedermi al Lido vestito per dodici giorni nello stesso modo come Paperino e Dylan Dog. Gli spedizionieri che avevano il compito di trasportare le valigie mie e dei colleghi dai ridenti lidi di Cinecittà al Lido con la Elle maiuscola ma ridente per un cazzo, infatti, avevano deciso di partirsene con ogni genere di inutile suppellettile – compresa una tastiera a forma di rana sexy e un paio di confezioni di supposte col marchio dei Marvel Studios, gadget residuato di qualche conferenza della Fase due – dimenticando però i preziosi e ingombranti bagaglioni, dove è stipato tutto ciò che serve a un giornalista professionale e igienico nel corso della manifestazione. Durante l’ultima giornata di lavoro romano per tutto il tempo ci siamo scherzati dicendo ‘ma tu pensa se si dimenticano. Ah, ah’. E invece. Fortuna che a fine giornata mentre io mi ingozzavo di pressbook nel tentativo di carpire qualche informazione pregressa, qualcuno s’è fatto venire il dubbio e ha mandato un messaggio a chi di dovere, che a quel punto si trovava già tra Firenze e Pistoia dove ha appositamente richiesto un corso lampo di arzigogolate bestemmie toscane ai locali da utilizzare una volta resisi conto che dovevano sbrigarsi a tornare indietro.

PaperinoAvrei pure puzzato come un camion che trasporta capre, ma questo al Lido è un dettaglio e dubito che qualcuno si sarebbe fatto salire la mosca al naso (ogni riferimento a dove di solito si poggiano le mosche è assolutamente voluto) perché per i frequentatori della Mostra odorare di selvaggina o di pescato macerato è un tratto distintivo, un segno di riconoscimento, un legame di fratellanza. Durante quei fatidici 12 giorni quasi tutto è ammesso e se ne vede di ogni – e del resto, s’è costretti per la gran parte a vivere con un nugolo di sconosciuti come nelle comuni degli anni ’70, ma in appartamenti di quindici metri quadri – servizi inclusi – dalla sempre stilosa ascella pezzata, da esibire con nonchalance quando si alza la mano per porre una domanda in conferenza stampa, alle Converse cenciose e masticate sopravvissute a tutte le lezioni di ginnastica delle scuole medie, regolarmente abbinate agli smoking fuori misura rubati da qualche stock d’avanzo da Mas, classica tenuta da cena di Gala a cui non ti fanno entrare se non hai il vestito elegante, ma non si mettono certo a controllare lo stato impietoso della biancheria intima. Tutto questo, senza nominare la storica fragranza di lisca andata mista a cloaca chiaramente avvertibile nelle ultime file della sala Volpi, che ha generato varie leggende metropolitane come quella del Fantasma del Pescatore Piscione, una sorta di rip-off del Fantasma Formaggino con un finale infinitamente più volgare e nonsense.

Avrete notato che non sto parlando di cinema, ma a parte che il primo giorno è tutto viaggio, ritiro accrediti, spesa, sistemazione e fuffa – e non poteva mancare il classico rovesciamento alla cazzo di cane di sostanza tossica nella valigia, in questo caso una maledetta boccia di Perlana avanzato dalle vacanze che ho detto ‘dai, me lo porto. Non si sa mai’ – meglio che vi abituate perché come v’ho detto io quest’anno seguo le Giornate degli Autori, la cui selezione è notoriamente costituita da commedie leggerine e poco adatte allo spirito di esigenti cinefili come voi. Tipo, c’è un film dove una coppia di psicopatici rapisce una povera crista con lo scopo di eccitarsi sessualmente mentre la trattano crudelmente come un cane da compagnia. Lo so, voi siete fini intellettuali e queste operette di puro intrattenimento non vi appagano, ma in questo periodo di terrorismi, terremoti e terrine mal confezionate c’è anche voglia di ridere e di distrarsi, un po’ di puro divertissement ci vuole, e che diamine. Non fate sempre quelle facce serie.

A proposito di terrorismo, dopo i fattacci di Nizza qui hanno deciso che era il caso di allestire enormi pilastroni per bloccare il passaggio a potenziali furgoni assassini, con il risultato di incasinare totalmente anche il resto del traffico. I furgoni sicuramente non ci passano. Restiamo in attesa di capire se riuscirà a passarci la valigia della Carducci.

(Ang)

Codice da VinciOggi è il giorno prima dell’apertura, e come giustamente anticipato da Andrea sarebbe dedicato a prendere possesso dell’appartamento, svuotare la valigia, ritirare l’accredito e fare un minimo di spesa. Sono preoccupata per tutti gli aspetti sopra elencati, non solo perché pure io – pur non essere da meno – sono partita con una valigia alta quanto me e uno zaino che pare la custodia di un violoncello, tant’è che in stazione mi hanno scambiata per una musicista, ma perché come ogni anno le sorprese al Lido sono dietro la prima fermata di Vaporetto. Sperando di riuscire a scendere da questo treno (sì, vi scrivo dal treno e sì, non vi offendete, è perché non ho una ceppa da fare e devo pur passare il tempo) visto che appena metto lo zaino mi ribalto come una tartaruga sul dorso, da domani vi racconteremo un po’ di novità legate al nostro arrivo. Vi anticipo qualcosa: quest’anno per entrare in casa non abbiamo una chiave. Che tu dici, va bene, ci sta. Siamo quasi nel 2017, che voi che sia, ce stanno le porte con le schede, ce stanno le app che aprono le serrature. Ma magari. Quest’anno, per aprire, abbiamo la sceneggiatura del Codice da Vinci. E con Vinci si intende ovviamente la collega Marilena (Vinci), che avrà il compito di aiutarci a risolvere la situazione svelando l’arcano. Nel senso che sparse per il Lido abbiamo le istruzioni su come arrivare al criptex per decifrare con un codice la porta de casa. Tipo caccia al tesoro, scendiamo dal Vaporetto e ci dividiamo, gli indizi sono ovunque, dal cartello di via Dandolo all’ex buca della Darsena. E noi scaveremo per ricostruire pezzi di un disegno più grande, che ci permetteranno finalmente di trovare un bossolo, digitare il codice a 247 cifre e dire la parola d’ordine, per poter mettere il culo su un divano e poi finalmente sistemare la valigia. Ci hanno anche detto che dobbiamo stare attenti, perché leggendo al contrario le istruzioni abbiamo in anteprima la sceneggiatura del film di Malick, e mentre la leggi scoppia una pioggia torrenziale accompagnata da una tempesta di zanzare, pronte a darti il benvenuto, come solo il Lido sa fare. Temo molti di noi ci lasceranno sul campo, altri andranno dispersi e ce li ricorderemo così, mentre vagano tra via Sandro Gallo e i corridoi dell’Excelsior (incontreranno finalmente quelli che dagli anni scorsi vagano per trovare i cessi dell’hotel, ma solo Ang ne conosce l’ubicazione) per poi lasciarsi morire stremati sulla sabbia davanti al red carpet. Probabilmente qualche giovane autore ci farà un film, che porterà alla Mostra l’anno prossimo. E probabilmente, visto quanto ci metteremo per entrare in casa, a usare la sceneggiatura sarà Lav Diaz.

(Vì)

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