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Tiger: tre punti chiave del documentario Sky sulla leggenda del golf

È disponibile su Sky e su NOW il documentario Tiger, un lungo racconto dell’ascesa e della rovina di una leggenda del golf

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È disponibile su Sky e su NOW il documentario Tiger, un lungo racconto dell’ascesa e della rovina di una leggenda del golf, uno degli sportivi più famosi al mondo, uno dei più ricchi e uno di quelli che ha fatto parlare non solo l’erba dei campi con le sue gesta, ma anche giornalisti ed esperti di gossip per la sua vita privata turbolenta. Ambizione, capitalismo, razzismo, celebrità, misoginia, pettegolezzi, la vita di Tiger Woods è stata a di poco ricca di eventi che ne hanno plasmato la figura pubblica e l’uomo privato, e il documentario, diretto da Matthew Heineman e Matthew Hamachek, la racconta attraverso gli occhi e le parole di chi lo ha conosciuto meglio. Ecco di seguito tre punti fondamentali del film che servono da chiavi di lettura per l’intera vicenda, umana e professionale, di un uomo extra-ordinario.

Tiger è disponibile su NOW. Iscriviti a soli 3 euro per il primo mese e guarda il film e molto altro.

L’assenza del protagonista

Per usare un gergo caro alla carta stampata, diciamo che Tiger offre un profilo di un argomento a cui il soggetto non partecipa. Sicuramente ascoltiamo la voce del protagonista, ne ascoltiamo interviste e dichiarazioni, ma si tratta di materiale d’archivio o filmati amatoriali risalenti alla sua infanzia, dei flashback ad hoc dei suoi trionfi sul campo da golf, così come il racconto di momenti differenti, come il suo arresto nel 2017 per guida sotto l’effetto di droghe.

Ma a differenza, ad esempio, di Michael Jordan, che ha partecipato ad un’intervista di ore in occasione della realizzazione della docu-serie ESPN The Last Dance, Woods non è stato coinvolto in questo progetto e non ha rilasciato dichiarazioni appositamente per il film.

E questa scelta fa di Tiger un film onesto. Per valutare veramente la carriera e la vita di Woods oltre il campo da golf – la competitività verso se stesso; la caduta a seguito della scoperta, da parte della moglie, dei ripetuti tradimenti; la sua complicata relazione suo padre Earl – è più illuminante e veritiero ascoltare le persone che lo conoscono e che sono in grado di parlare con una certa distanza critica. In questo modo, niente “diventa personale”, come direbbe Michael Jordan.

L’ingombrante figura paterna

Il filo rosso che attraversa il documentario è il legame e la tensione tra il campione di golf e suo padre. La prima parte del film si apre con Earl Woods che parla all’Haskins Collegiate Awards Banquet nel 1996, dove suo figlio allora ventenne è stato premiato per la sua performance come giocatore di golf alla Stanford University.

In quella occasione, Earl dichiara: “Trascenderà questo gioco e porterà al mondo un umanitarismo che non è mai stato conosciuto prima. Il mondo sarà un posto migliore in cui vivere in virtù della sua esistenza e della sua presenza. Questo è il mio tesoro. Per favore accettalo e usalo con saggezza.”

Intanto, sullo schermo appaiono delle immagini di Tiger Woods: lui giovane e turbato, durante il discorso del padre, poi un video del 2017 in cui Tiger, 41 anni, inciampa a piedi nudi e manette ai polsi, in una stazione di polizia della Florida, dove è stato prenotato per un guida in stato di ebbrezza (che poi si sarebbe rivelata guida sotto effetto alterante di farmaci prescritti).

Il rapporto con il padre diventa immediatamente un metro, una unità di misura che aiuta a leggere la parabola di vita di Tiger Woods. Earl è stato un mentore imperfetto che ha insegnato suo figlio come dondolare una mazza da golf mentre aveva ancora i pannolini, fissando le sue aspettative così in alto da privare il futuro campione del Masters di qualsiasi possibilità di infanzia.

Le donne

Il film non prevede l’intervento della ex moglie di Tiger Woods, Elin Nordergren, che come possiamo immaginare non aveva molta voglia di ritornare a raccontare un periodo che per lei (come per altri) è stato sicuramente infelice e difficile. Tuttavia sono due le donne di Woods che prendono la parola nel documentario disponibile su Sky e NOW. Si tratta di Dina Parr, che usciva con Tiger nel periodo tra il liceo e il college, e Rachel Uchitel, la proprietaria di un nightclub la cui relazione con Woods nel 2009 ha posto fine al suo matrimonio e ha infranto la sua reputazione pubblica esemplare. Il punto interessante della testimonianza offerta da queste due donne, è che hanno conosciuto Woods in momenti molto diversi della sua vita, e, nonostante questo, entrambe lo descrivono come capace di rilassarsi soltanto in situazioni private, con loro, magari a letto, come se altrove fosse incapace di vivere serenamente.

Nelle riprese dei video domestici, vediamo un giovane Woods ballare e suonare il sassofono con la famiglia di Parr. “Sapeva che poteva essere se stesso e non c’era giudizio, nessuna pressione per essere all’altezza di tutte queste aspettative”, racconta Parr, spiegando la differenza tra la sua casa e quella di Woods e il differente atteggiamento che Tiger stesso aveva in casa sua e con i genitori. Uchitel, che per questo documentario rompe il silenzio che manteneva dal 2010 sull’argomento, afferma che, durante la sua relazione con Woods, lui si svegliava la mattina e “si permetteva di essere un bambino“, mangiando cereali e guardando i cartoni animati. Come se questa continua fuga, dalla vita matrimoniale pubblica, fosse alla ricerca di un posto felice in cui essere se stesso, libero da pressioni, come quel salotto della casa della sua fidanzata al college.

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.

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