Il Clandestino, recensione della serie con Edoardo Leo

Lunedì 8 aprile i primi due episodi su RaiUno in prima serata.

Il Clandestino recensione
Foto di Chiara Calabrò

È insolito, in un mondo dell’intrattenimento stravolto di “tratto da” e “basato su”, trovare nel panorama della serialità italiana un prodotto originale, eppure Il Clandestino, nuova fiction Rai con Edoardo Leo (qui la nostra intervista), spicca proprio per questo elemento di originalità. La serie, creata da Renato Sannio e Ugo Ripamonti e diretta da Rolando Ravello, si inserisce nel genere noir, e, in sostanza, è una detective story in cui seguiamo le vicende di Luca Travaglia, un ex ispettore dell’antiterrorismo che lascia la polizia e… si mette in proprio.

 

Il Clandestino, la storia di Luca Travaglia

La storia de Il Clandestino parte con antefatto: Travaglia (Leo), in servizio sotto copertura, viene coinvolto in un attentato in cui perde la vita la sua compagna. Questo evento (anche per dettagli specifici che non riveleremo in questa sede) lo convince a cambiare vita. Lascia la polizia e si trasferisce a Milano, reinventandosi come buttafuori e andando a occupare il retro di un’officina di soccorso stradale gestita da Palitha (Hassani Shapi), un simpatico e intraprendente cingalese che, spinto dalla possibilità di guadagno ma anche da una innegabile simpatia per Luca, lo convince a mettere su una specie di agenzia investigativa. Così, la vita di Travaglia, avviata inesorabilmente verso la disgregazione e l’autodistruzione, sembra assumere nuovamente un senso. Tuttavia, il suo tormentato passato non esita a fargli visita, di tanto in tanto.

Milano multietnica luogo/personaggio

Pur essendo chiaramente una storia derivativa, Il Clandestino riesce a innestare su un concept abbastanza familiare delle peculiarità che ne costituiscono l’aspetto vincente. L’ambientazione milanese della vicenda è uno degli angoli più interessanti della serie: non la “Milano da bere” già cantata e raccontata da molti, ma quella multietnica, sfaccettata, da una parte violenta, dall’altra ricca di storie e di culture. E Ravello riesce a raccontarlo con il dono della sintesi e dell’efficacia, imponendo a tutto lo show il suo stile asciutto e privo di fronzoli, ma denso di fatti, che rifiuta il melodramma e si focalizza sull’azione, principale veicolo di emozioni e approfondimento psicologico. Travaglia non ci viene (troppo) mostrano mentre rimugina e si strugge sul suo passato, ma apprendiamo molto del suo modo di essere da come si approccia agli amici, al lavoro, alle varie umanità che incrocia nella Milano insolita ma autentica che la serie ha per ambiente/personaggio.

il clandestino Milano
ph – Loris T. Zambelli

Ogni episodio (dodici in tutto, per sei serate su RaiUno) propone una trama verticale in cui Travaglia è coinvolto in una nuova indagine, mentre la trama orizzontale volta a raccontare i traumi del protagonista si dipana un pezzetto alla volta, affondando sempre di più dentro al suo passato e dentro alle ragioni che lo hanno portato lì, dove si trova adesso. Questa formula permette dunque all’azione di essere sempre interessante e di mantenere alta l’attenzione dello spettatore che, mentre segue le vicende dei personaggi di volta in volta chiamati in causa, si affeziona pian piano a Luca, scoprendone il passato e il suo grande dilemma.

Un linguaggio “da fiction”

Con un approccio molto pratico, Il Clandestino riesce a distinguersi per originalità e onestà di rappresentazione, anche se fatica a distaccarsi da un certo linguaggio da fiction che, in scambi di dialogo banalizzati dal classico parlato televisivo “finto” e alcune dinamiche di scena, inciampa clamorosamente, svelando la sua natura più nazional popolare, rivendicata poi dalla sua destinazione d’uso, la prima serata di RaiUno. Niente che però possa minarne la popolarità o il successo agli occhi del pubblico di riferimento, abituato e confortato da quello stesso linguaggio.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
il-clandestino-edoardo-leoIl Clandestino riesce a distinguersi per originalità e onestà di rappresentazione, anche se fatica a distaccarsi da un certo linguaggio da fiction, svelando la sua natura più nazional popolare, rivendicata poi dalla sua destinazione d’uso, la prima serata di RaiUno.