Transatlantic: recensione della serie storica di Netflix

Disponibile dal 7 aprile su Netflix, la serie di Anna Winger ambientata tra il 1940 e il 1941 a Marsiglia e tratta dal romanzo The Flight Portfolio della scrittrice Julie Orringer .

Transatlantic recensione
Deleila Piasko as Lisa Fittko, Ralph Amoussou as Paul Kandjo, Lucas Englander as Albert Hirschmann, Gillian Jacobs as Mary-Jayne Gold, Cory Michael Smith as Varian Fry and Amit Rahav as Thomas Lovegrove in Transatlantic, Courtesy of Netflix © 2023

Basata su fatti realmente accaduti a Sud della Francia durante il regime collaborazionista di Vichy è disponibile su Netflix dal 7 aprile Transatlantic. Questa serie storica è creata da Anna Winger (co-ideatrice di Unorthodox) assieme a Daniel Hendler e racconta la storia vera di un gruppo di giovani eroi che aiutarono, agli inizi degli anni Quaranta, tantissimi profughi, a fuggire dalla Francia e salvarsi. Questi sette episodi sono ispirati alla storia della missione del giornalista newyorkese Varian Fry, dell’ereditiera americana Mary Jayne Gold e dell’Emergency Rescue Committee, ma anche al romanzo della scrittrice Julie Orringer, The Flight Portfolio.

 

La trama di Transatlantic

Questa serie è un racconto corale ambientato a Marsiglia, tra il 1940 e il 1941, quando la Francia era invasa dai nazisti. In quei mesi gli americani, anche se si dichiaravano neutrali, crearono con il sostegno della First Lady Eleanor Roosevelt, l’Emergency Rescue Committee (ERC) e inviarono nella città portuale Varian Fry (Cory Michael Smith) un intellettuale che già durante gli anni Trenta, mentre era corrispondente estero per un giornale a Berlino, scriveva delle discriminazioni e della violenza da parte dei tedeschi nei confronti degli ebrei. Il giornalista però non era da solo in questa missione umanitaria ma finanziato da Mary Jayne Gold (Gillian Jacobs) anche lei in trasferta lì, che aiutava di persona i profughi, pagando a loro i passaggi sui transatlantici che traccavano al porto.

Transatlantic si apre con un primo episodio in cui Fry e Miss Gold, possono senza problemi, radunare artisti europei o personaggi illustri o laureati, con l’obiettivo di farli scappare perchè possano rifugiarsi negli Stati Uniti. Però il vento sta cambiando anche sulle coste francesi di Vichy e Varian deve affanarsi per trovare nuove sisteminazioni per i rifugiati. Con l’aiuto di Paul (Ralph Amoussou) il concierge nordafricano all’Hotel Splendide, Albert (Lucas Englader) un ebreo tedesco e l’antifascista Lisa (Deleila Piasko) riesce a trasferirli tutti nella residenza in campagna di Villa Air-Bel che appartiene al suo amico, e amante, Thomas (Amit Rahav). Nelle serie ci sono anche degli antagonisti che però non si riveleranno mai cattivi veri, neanche il gruppo di ufficiali nazisti di passaggio, durante il quarto episodio, che non fanno altro che pavoneggiare per le strade di Marsiglia. Il capo della polizia nazionale francese Philippe Frot (Grégory Montel) anche quando scopre dove sono nascosti i ricercati non fa niente per catturarli. Il console Patterson (Corey Stoll) non denuncia mai nessuno al regime e non lo fa neanche mademoiselle Letoret (Lolita Chammah) che non si capisce mai se sta dalla parte degli americani o dei tedeschi.

Gillian Jacobs as Mary-Jayne Gold, Mila Rigaudon as Aube Breton, Cory Michael Smith as Varian Fry and Amit Rahav as Thomas Lovegrove in Transatlantic, Courtesy of Netflix © 2023

Gli sforzi di Fry alla ERC includevano, per salvare più gente possibile, l’ottenimento di passaporti falsi, l’organizzazione di scorte per guidare i fuggitivi attraverso i Pirenei in Spagna, via sicura trovata da Lisa e l’assicurazione del passaggio su navi dirette a New York, Martinica e Marocco. Nel sesto e penultimo Varian con l’aiuto di Mr Bingham (Luke Thompson) un impiegato al consolato che falsifica i visti, riesce a far imbarcare sulla nave del comandante DuBois ben 257 persone tra cui anche André Breton, Marcel Duchamp e il rivoluzionario russo Victor Serge. Il finale di Transatlantic lascia decisamente un amaro in bocca dove Paul, Albert, Lisa e Thomas rimangono in Francia, per far parte della resistenza contro il nemico comune, Varian va in Spagna con Marc e Bella Chagall e invece Mary Jayne in compagnia del suo cagnolino Dagobert vola via con il suo aereo privato per tornare a Chicago.

Il surrealismo

Tra i numerosi ospiti di Villa Bel-Air ci sono stati molti artisti e il terzo episodio è quello che spiega la bellezza dell’arte. L’occasione è l’arrivo della collezionista d’arte Peggy Guggenheim e della festa di compleanno del pittore Max Ernst dove gli ospiti si danno sfogo al grido della diversità e alla liberta. Infatti tutti indossano vestiti come opere d’arte e tutto questo è anche merito alle creazione del team artistico diretto dalla costumista Justine Seymour. Impossibile non notare l’abito Haute Couture di Miss Gold formato da guanti che rimanda all’arte surrealista e alla stilista Elsa Schiapparelli, una delle più influenti figure della moda in quell’epoca. Sebbene l’influenza del surrealismo sia raramente avvertita all’interno del testo vero e proprio della serie, i titoli di coda, girati in bianco e nero granuloso, catturano un’intersezione tra surrealismo ed espressionismo tedesco in un modo giocoso come una pellicola cinematografica amatoriale.

Transatlantic una commedia storica

Questa serie autoconclusiva è un ottimo prodotto riuscito sia dalla parte visiva e nella scelta di girare proprio a Marsiglia, ma anche per la parte più romanzata della trama tratta dal libro Julie Orringer. Transatlantic per concludere avrebbe potuto usare più di quell’eccentricità e più evocazione all’arte e alle avanguardie storiche del periodo in cui è ambientata la storia. La serie storica di Anna Winger e Daniel Handler si dirige per tutti i setti episodi nel suo romanticismo in stile hollywoodiano, con evasioni e fughe, che rimandano anche ad un classico come Casablanca, con sfumature però da commedia che rispecchiano il senso di divertimento senza mai prendersi sul serio.

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Simona Tavola
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transatlantic-netflixTransatlantic è una serie storica che riesce con un tono leggero e in modo scorrevole a parlare di fatti veramente accaduti tra il 1940 e il 1941 a Marsiglia. Un modo per scoprire la vera storia dell'Emergency Rescue Committee e di Varian Fry che con Mary Jayne Gold salvo la vita di numerosi profughi ebrei e molti artisti famosi che si erano rifugiati a Villa Bel-Air.