Boardwalk Empire 2X09 – recensione

    Anderson e Kornacki firmano un episodio in cui la narrazione si snoda su 2 plot paralleli: uno ad Atlantic City, l’altro in Irlanda. I confini abituali della serie tendono dunque a sfumare per lasciare spazio ad una riflessione politica più profonda, in cui entrano in gioco le rivendicazioni dell’IRA d’inizio secolo.

    Owen si reca a Belfast con Nucky, per seppellire il vecchio Thompson nella sua terra d’origine: in realtà, la bara che portano con sé è piena di fucili. Il tesoriere americano ottiene così il suo incontro con Mc Garrigle, cui presenta le armi come “una donazione” per la causa irlandese. In cambio, chiede delle casse di whisky. Ma Mc Garrigle esita ad accettare la proposta, di fronte alla possibilità di una trattativa con l’Inghilterra.

    Parallelamente, ad Atlantic City Jimmy porta avanti la sua battaglia personale, cercando di affrettare e rendere più solida la propria scalata al potere. Anzitutto, ordina a Waxy e al suo scagnozzo di far fuori Manny: questo, attaccato nella sua stessa macelleria, ucciderà l’aggressore con una mannaia, intuendo il mandante del tentato omicidio da una scatola di fiammiferi rinvenuti nella tasca della vittima. A complicare le cose per Nucky c’è anche la Randolph, cui l’assistente Clifford rivela di aver visto lo sceriffo Eli sotterrare la bara del padre, mentre il fratello maggiore l’aveva portata con sé a Belfast.

    La “battaglia del secolo” che dà il titolo all’episodio si affianca alla lotta, di portata minore ma non per questo meno importante nell’economia dell’intreccio, condotta da Chalky White, che orchestra dall’esterno lo sciopero di un gruppo di lavoratori neri al Ritz.

    Come sempre, il piano politico s’alterna a quello famigliare-affettivo, qui rappresentato unicamente da Margaret che è costretta ad affondare da sola gli inizi della poliomielite di Emily. Toccante la scena in cui, nell’ospedale occupato a seguire l’incontro di boxe tra Dempsey e Carpentier, Margaret viola la quarantena e abbraccia la figlia malata, sussurandole all’orecchio parole in gaelico.

    Intanto, a Belfast l’incontro con Mc Garrigle sembra essersi concluso in maniera deludente: ma mentre Nucky viene scortato da Owen verso il porto, il rumore di uno sparo fa capire che Mc Garrigle è stato tradito dai suoi stessi alleati. Il controllo dell’operazione passerà nelle loro mani, e l’accordo proposto da Nucky verrà accettato. Poco prima di imbarcarsi, leggerà il telegramma in cui Margaret lo informa della malattia di Emily, pregandolo di tornare a casa.

    Un episodio asciutto, d’ampio respiro e ben diretto, in cui emerge l’aspetto corale della serie e sono portati alla ribalta personaggi e storie che ruotano attorno al nucleo centrale rappresentato da Nucky. La puntata, propedeutica all’atteso scontro finale tra Nucky e Jimmy – ormai riconosciuto come il “nuovo re” di Atlantic City – suscita per questo un interesse e un livello d’attenzione ancora più alti rispetto ai precedenti episodi.

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    Ilaria Tabet
    Laureata alla specialistica Dams di RomaTre in "Studi storici, critici e teorici sul cinema e gli audiovisivi", ho frequentato il Master di giornalismo della Fondazione Internazionale Lelio Basso. Successivamente, ho svolto uno stage presso la redazione del quotidiano "Il Riformista" (con il quale collaboro saltuariamente), nel settore cultura e spettacolo. Scrivere è la mia passione, oltre al cinema, mi interesso soprattutto di letteratura, teatro e musica, di cui scrivo anche attraverso il mio blog:  www.proveculturali.wordpress.com. Alcuni dei miei film preferiti: "Hollywood party", "Schindler's list", "Non ci resta che piangere", "Il Postino", "Cyrano de Bergerac", "Amadeus"...ma l'elenco potrebbe andare avanti ancora per molto!