Nella seconda puntata di Da Vinci’s Demons si mantiene alto il ritmo narrativo attraverso l’intreccio tra fantasia e storia, ma la puntata si caratterizza di una nuova chimica tra Lorenzo e Leonardo, che permette di vederli in una nuova luce e tagliare così trasversalmente sia l’episodio che la storyline.
In The Blood Brothers Firenze è ancora preda del caos e delle incertezze del colpo di stato. Quando Lorenzo (Elliot Cowan) si riprenderà dalla ferita, vedrà la sua città splendente in balia delle bassezze umane, mandando in crisi la sua identità di leader. Sarà Leonardo (Tom Riley) a ricordargli la forza della sua casata e la guida che rappresenta per i fiorenti, gli sarà di conforto quando saprà di Giuliano morto e complice quando dovrà far sentire la sua voce da Santa Maria in Fiore. Lorenzo cerca e riesce a raccogliere tutte le forze per tornare a palazzo da Clarice (Lara Pulver), alle prese con gli avvoltoi provenienti dalle banche e dai traditori della repubblica e del suo stesso sangue.
Nel mentre Riario (Blake Ritson) a bordo del Basilico si mette a decifrare le carte con i mezzi di Leonardo, certo di non avere più ostacoli che lo separano dal Libro delle Lamine. E mentre irretisce Nico (Eros Vlahos) che si rifiuta di mangiare per evitare di essere l’ennesimo intrattenimento del conte. Dall’altra parte la sua fedelissima schiava si concede nonostante il timori religiosi del Conte. Quanto Leonardo vorrà raggiungerlo Lorenzo gli negherà l’appoggio economico di cui necessita e lo costringerà a rivolgersi, sotto consiglio di Lucrezia (Laura Haddock) ad Americo Vespucci, disposto a fargli da capitano verso Pisa.
A Roma giunge voce che la congiura ha fallito e così Sisto IV (James Faulkner) insieme a Federico di Montefeltro (Vincent Riotta) accolgono nella città eterna Ferrante di Napoli e Alfonso, duca di Calabria, i quattro stringeranno un patto per radunare un esercito così grande che Firenze dovrà piegarsi e i Medici cadere.
L’episodio mantiene i buoni propositi della season premiere, riuscendo a dosare storia e finzione in maniera convincente, alternando i toni cupi a quelli epici, tracciando così l’evoluzione degli eventi e dei personaggi attraverso le loro scelte. Seppur la trama sia risultata abbastanza prevedibile in numerosi passaggi, la piacevole novità risiede proprio nel ritrovato rapporto tra Lorenzo e Leonardo. I due non sono mai stati così vicini e convincenti nei loro ruoli, l’ingegno dell’artista a servizio della guida di un leader che ama il suo popolo e vuole il bene comune. Dall’inizio alla fine entrambi si scoprono e si scelgono diventato una sorta di fratelli in arme per l’amor patrio, e seppur possa sembrare un azzardo storico, in realtà era quello che mancava alla serie, delineando così la differenza tra lo stato papale e la repubblica fiorentina, sottolineando che non si tratta solo di “ordini” ma di “scelte” e soprattutto idee.