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Infine la battaglia infuria. Il nono episodio della seconda stagione di Game of Thrones è tutto concentrato sulla battaglia delle acque nere, in cui la flotta e l’esercito di Stannis Baratheon, tentano il grande colpo attaccando Approdo del Re.

 
 

L’episodio è di importanza fondamentale per lo sviluppo di alcuni personaggi che poi saranno decisivi nella prossima stagione, oltre a far assurgere ai nostri occhi veri e proprio anti eri che non mancheranno di conquistare il pubblico. Approdo del Re è ormai nelle mani di Tyrion, che combattendo contro l’ostilità della sorella Cersei, e contro la stupidità del nipote, il re Joffrey, cerca di trovare il modo migliore per difendere la città dall’attacco dell’aspirante al trono Stannis, probabilmente più che legittimo erede di Robert Baratheon. Tywin è in marcia, con l’intento di difendere il proprio potere nella capitale di Westeros econ lui marcia Sir Loras che, dopo l’omicidio di Renly, si è schierato con i Lannister. Intanto Sansa è nelle grinfie di Cersei che cerca in tutti i modi di spaventarla, ma per lei arriverà un aiuto inaspettato. La struttura inusuale di questo episodio ci mostra quanto sarebbe meglio, per l’economia dei personaggi e per il loro approfondimento, realizzare episodi monotematici per riuscire a focalizzare maggiormente l’attenzione su determinate dinamiche e sulla psicologia dei singoli attori. In realtà una tale struttura narrativa sarebbe proibitiva, ma certamente farebbe la gioia dei fan della serie e dei vari personaggi. Quello che ora ci aspetta è un gran finale che si prospetta di ben 10 minuti più lungo rispetto ad un episodio normali (50 minuti) e che dovrà dare un senso di conclusione alle trame sparse per il racconto. Sappiamo tuttavia che la conclusione è ancora molto lontana, dal momento che la serie è già stata rinnovata per due stagioni e che lo stesso autore dei romanzi, Martin, non ha ancora messo la parola fine alla saga.

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