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La nona puntata di Homeland, intitolata Fuoco incrociato, è caratterizzata da un tuffo nel passato copioso e chiarificatore; quando, infatti, Brody, pestato e rapito da due uomini all’uscita del supermercato, comincia a riaversi, il racconto recupera il risveglio del sergente prigioniero a casa di Abu Nazir. Si apre così un generoso spiraglio sul rapporto tra il marine e il terrorista, una retrospezione articolata in alcuni ampi frammenti che si alternano agli eventi del “presente”. Nazir è gentile con Nick, reduce da terribili torture, sporco, affamato; lo nutre e se ne prende cura, lo tratta come un gradito ospite della sua bella e segretissima dimora. Il super ricercato non vive solo: ha un bambino, il timido Issa (Rohan Chand). Questo nome, che il sergente suole chiamare nei suoi incubi, non appartiene quini, come detto da Brody a Carrie, a un carceriere dai modi gentili. Tra Brody e Issa- il sergente è incaricato da Nazir di insegnare l’inglese al piccolo – si instaura un rapporto di grande affetto e fiducia.

 
 

Tutto si spezza quando il bambino, uscito per andare a scuola, muore sotto i colpi di un bombardamento americano sferrato per colpire Nazir, che resta illeso. Trait d’union tra il passato e il presente è la conferenza stampa tenuta dal vicepresidente Walden per spiegare che la notizia secondo cui l’attacco al compound di Nazir ha fatto strage di bambini è una falsità propagandistica messa in circolazione dai terroristi; la conferenza, seguita allora in tv da Brody e Nazir, è riproposta al sergente, dopo che si è risvegliato, dal misterioso arabo – si chiama Al Zahrani – con l’auto diplomatica (è lui che ne ha orchestrato il rapimento). Per il malconcio Brody c’è anche un videomessaggio di Abu Nazir, che lo richiama all’ordine, invitandolo a portare a termine la sua missione jihadista, della quale la morte dell’adorato Issa è stata fondamentale propulsore. Una volta richiamato alla causa terrorista e invitato da Al Zahrani ad accettare le lusinghe e le proposte del mondo politico, Brody è libero di tornare a casa con la spesa e qualche livido, che giustificherà di fronte a Jess parlando di una rapina. Proprio mentre Nick lascia la dimora di Al Zharani, sede della sua breve detenzione, Saul e Carrie – non incrociano il marine per pochissimo – si approssimano furtivi, in auto, all’abitazione, meditando su come ricavare informazioni da e sull’enigmatico padrone di casa. La puntata volge al termine, ma occorre fare un passo indietro per recuperare quanto il piano del “presente” abbia offerto oltre al rapimento e al risveglio del sergente. Innanzitutto, Carrie ha proseguito l’indagine sulla moschea in cui è svicolato Tom Walker prima di sparire nel nulla e in cui sono stati uccisi per errore due fedeli: è evidente che il latitante aveva familiarità con il luogo ed è necessario ricavare informazioni sulla sua frequentazione della moschea.

Con un atteggiamento rispettoso e pacato, del tutto differente da quello ottuso dell’agente Hall (Billy Smith) dell’FBI, la Mathison riesce a far breccia nel cuore di Zahira (Hend Ayoub), moglie del reticente Imam (Sammy Sheik). La donna, lontana dagli occhi e dalle orecchie del marito, confida a Carrie d’aver visto qualche volta Walker alla moschea, intento a discorrere con un uomo che viaggia a bordo di un auto con targa diplomatica; dell’Arabia Saudita, precisamente. Il prezioso contributo della donna mette un po’ d’ordine nella grande ragnatela, e fa puntare il naso dei segugi nella direzione giusta. Fuoco incrociato concede un po’ di spazio anche a Tom Walker; lo si vede fare esercizio in un bosco con il fucile di precisione. Uno sventurato cacciatore (Adam Boyer) ne interrompe il training per fare due chiacchiere, prima di lasciarlo per tornare alla jeep – si è accorto che si tratta del latitante la cui foto ha invaso notiziari e giornali – a bordo della quale, ancor prima di mettere in moto, è freddato da un letale proiettile sparato da Walker.

L’episodio, come detto, risolve il nodo dell’iniziazione terroristica di Brody, sulla cui collusione con Abu Nazir non ci sono ormai più dubbi. Al sergente non restano che le attenuanti – il passaggio al nemico come reazione alla morte dell’amato Issa – e, naturalmente, la possibilità di spezzare il legame con “quelli che fanno esplodere le persone”, riprendendo una formidabile definizione data dalla più piccola delle nipotine di Carrie. Interessante la creazione dell’alleanza tutta al femminile tra Carrie e la moglie dell’Imam; il buon senso e la reciproca comprensione fanno compiere passi avanti che a quel bulletto dell’agente Hall e all’incosciente e omertoso Imam sono preclusi. L’abbondante materia retrospettiva è trattata elegantemente e non assume mai i tratti del classico “spiegone”; inoltre, il rapporto tra Issa e Brody è sviluppato, anche grazie al lavoro condotto nelle puntate precedenti sul personaggio di Damian Lewis, in modo credibile e toccante, senza sbavature melodrammatiche e lacrime gratuite.

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