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Hostages

 
 

Nei primi minuti della seconda puntata di Hostages vediamo Ellen trascinata nelle conseguenze per aver iniettato al presidente Kincaid (James Naughton) l’anticoagulante. Il Secret Service comincia ad indagare sullo staff sanitario e questo metterà in allarme soprattutto il suo sequestratore Duncan e l’organizzazione che si muove alle spalle dell’agente dell’FBI.

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Proprio in questi minuti iniziali, si mostra una delle vene dello show, ossia, come oggi giorno la concezione di “essere preso in ostaggio” non implica necessariamente essere segregati, ma è subire sopratutto coercizioni esterne a cui sembra non esserci apparente via di uscita. Questo elemento di forza viene mostrato dai bravissimi attori, Toni Collette e Dylan McDermott che riescono a interpretare la paura, l’odio, la tensione e anche la complicità che esiste tra ostaggio e sequestratore. I due attori, condividendo molte scene di dialogo, riescono a tessere questo particolare rapporto che si intreccia su più livelli, rivelandosi così, uno l’antitesi dell’altro in modo speculare e quindi con la possibilità di rovesciare il loro ruolo al primo errore. Questo viene mostrato soprattutto verso la mezz’ora della puntata, quando Ducan si trova a dover parlare alla commissione delle proprie scelte durante l’operazione alla banca, egli riesce grazie anche alla regia di Jason Ensler ad evidenziare come il cuore della serie è il loro rapporto e le scelte che faranno porteranno alla vittoria o l’uno o l’altra.
Di conseguenza anche gli altri attori rivelano di più sulla loro personalità e dei problemi che devono tenere nascosti, quello più in evidenza è tra Jake (Mateus Ward) figlio di Ellen, e Kramer (Rhys Coiro) poiché entrambi hanno un problema dovuto alle droghe. Dall’altra parte vediamo Maria (Sandrine Holt) che segue Brian (Tate Donovan) e i suoi comportamenti con la sua amante portando i due a un livello di complicità non voluta.
Quello che la puntata ancora non mostra, eccetto per un rapido flashback, è il motivo del complotto verso il Presidente. Dal pilot si è appreso che ad organizzare il tutto c’è Quentin Creasy (Jeremy Bobb) capo dello staff della Casa Bianca, ma ora si sa che il piano è stato progettato con cura e nei dettagli più di sei mesi fa da altri mandanti che hanno chiesto aiuto a Burton (Larry Pine), padre di Duncan, e a quest’ultimo.

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Invisible Leash è scritta da Rick Eid e Jeffrey Nachmanoff e riesce a tracciare perfettamente l’alta tensione della serie tv, che raramente si vede nelle tv generaliste, ma il pubblico sembra non apprezzare il complotto al Presidente oppure la trama troppo filmica e rivisitata, dato che si sono registrati solo 5.98 milioni di telespettatori. Ciononostante la serie riesce a mantenere le promesse del pilot e a concludere la puntate con un alto effetto emotivo.

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