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Hostages

 
 

La dodicesima puntata di Hostages conferma l’andamento instabile dello show, in ogni puntata vengono introdotti ostacoli che generano attriti dando adito così a nuovi percorsi narrativi che favoriscono un andamento forzato ed inverosimile all’intera storyline.

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Nella puntata sceneggiata da Rick Eid e Jeffrey Nachmanoff vengono affrontati diversi filoni narrativi, ma i personaggi che trovano più spazio sono Brian (Tate Donovan) e Sandrine (Sandrine Holt). Il primo funziona da collegamento tra Ellen (Toni Collette) e Ducan (Dylan McDermott): egli dopo aver appreso del flirt tra vittima e carnefice, si reca furibondo da sua moglie facendola ragionare (come sempre) sull’intera situazione che stanno vivendo da due settimane con argomenti, che in qualche modo, fanno un riassunto dei disastri che sono stati compiuti dagli showrunner della serie.
Nel mentre Ellen, come in trance, affronta nuovamente il suo dilemma, come dottore e in generale come essere umano. Sorvolando sull’ovvietà con cui si contraddistinguono i suoi dialoghi, soprattutto dopo l’operazione dell’omicida. Il suo personaggio compie un ulteriore passo indietro, rifiutandosi nuovamente di operare il presidente poiché “non sta loro a giudicare”. Inseguito, il sempre ingenuo Brian, cerca di liberarsi del sequestro facendo sapere alla moglie dell’agente del FBI, Nina (Gemma Forbes), il piano di Duncan. Questo rappresenta l’estremo tentativo di fermare il sequestro dato che finora le maniere forti non hanno favorito la famiglia Sanders.
Parallelamente vengono seguite le vicende dei sequestratori che si confondono con quelle dei mandanti. Sandrine, ormai ponte tra le due realtà, è facilmente scoperta da Archer (Billy Brown), Kramer (Rhys Coiro) e lo stesso Duncan. Da qui si innescheranno una serie di vicende che sono poco convincenti dato che il Colonnello Blair (Brian White), dopo un acceso incontro, si è accordato con Duncan ed egli ha sottolineato la sua buona fede uccidendo Jack Cahim, il nuovo comandante in capo della scorta del Presidente.

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The Cost of Living diretto da Frederick E. O. Toye arricchisce di inverosimilità la serie della CBS che con i suoi personaggi camaleontici non riesce a stabilire il punto cruciale della storyline, l’uccisione del Presidente. Seppur siano stati elencati i motivi per cui egli deve essere assassinato questi appaiono esili e poco convincenti, poiché non hanno assunto il peso necessario a livello di storia, questa fin troppo arricchita da vicende collaterali che non attraggono e allontano la tensione delle primissime puntate, in cui lo scenario vedeva come protagonista esclusivamente Ellen e Ducan.

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